venerdì 5 dicembre 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A LUISA ELIA


                                   “Le forme sconosciute di Luisa Elia” 

La scultrice Luisa Elia nel suo studio a Milano
Ph Annalisa Guidetti, Giovanni Ricci ©

“Il Sublime non è da cercarsi nelle cose della natura, ma solo nelle nostre idee”
(Critica del Giudizio, paragrafo 23) Kant 


La maggior parte dei critici e di coloro che hanno scritto sul lavoro della scultrice Luisa Elia si esprimono con descrizioni e riferimenti agli archetipi mitologici, ai modelli formali di culture arcaiche ed alle forme naturali, organiche: fossili, minerali, conchiglie, modellati dal tempo e dai fenomeni atmosferici. In realtà, non si tratta di un’operazione di recupero o riciclo, poiché, è l’artista stessa che inventa e crea le sue nuove ed inedite forme assemblando, modellando, scavando diversi materiali, che si sono alternati nella sua particolare ricerca espressiva e formale. 

I riferimenti e le citazioni più immediati sono alla potenza cromatica di Anish Kapoor, alla libertà espressiva di Lucio Fontana, all’invenzione ludica di Pino Pascali, alla sinuosa armonia di Jean Arp,  perfino al lirismo poetico di Marisa Merz e alla narrazione ambientale ed ironica di alcuni lavori di Rebecca Horn. Ma e’ al modo di tormentare ed addomesticare la materia, rendendola duttile ed espressiva, di Medardo Rosso, che il lavoro di Luisa Elia inevitabilmente ritorna, con quel senso di indeterminato ed incompiuto michelangiolesco, di work in progress, che caratterizza il modo di fare arte per chi sceglie, nel presente, di essere scultore. 


E’ al costante mistero, alla continua rivelazione e all’euforica sorpresa che fin dall’inizio, Luisa Elia, ha abituato e tenuto sospeso l’interlocutore. A partire dalle sue micro strutture geometriche costruite nel vuoto o quelle più informali in argilla refrattaria, susseguite da forme più naturali ed astratte in materiali come la iuta, il sale, la gomma, la terra, la sabbia e la carta.

martedì 2 dicembre 2014

LA GRANDE MUSICA: "TOSCA" DI GIACOMO PUCCINI ALLA STAATSOPER DI BERLINO
Direttore: Daniel Baremboim; regia di: Alvis Hermanis; scene e costumi: Kristine Jurjane; Tosca. Anja Kampe; Mario Cavaradossi: Fabio Sartori; Scarpia: Michael Volle.
Dal 3 al 25 ottobre 2014

di Carlo Schiavoni


Anja Kampe, nelle vesti di "Tosca" di Puccini, alla Staatsoper di Berlino.  La soprano tedesca sarà , tra pochi giorni, protagonista di "Fidelio"di Beethoven al Teatro alla Scala. (crediti fotografici: Staatsoper im Schiller Theater)

Si è inaugurata, il giorno della riunificazione tedesca, la stagione 2014-15 della Staatsoper di Berlino, ancora in esilio allo Schiller Theather, con un nuovo allestimento, firmato da Alvis Hermanis, di “Tosca” di Giacomo Puccini.

mercoledì 19 novembre 2014

StoreReali presenta: INTERVISTA A ENZO CANNAVIELLO

                   
                              “La meravigliosa inadeguatezza della Pittura”

Il gallerista Enzo Cannaviello

La storia dell’arte italiana, è stata costellata nel passato da artisti che hanno inteso la pittura, pur con i paletti e i limiti dell’iconografia religiosa, come un ponte tra diverse discipline e come territorio di immense innovazioni e straordinarie sperimentazioni sia visive che intellettuali. Giotto, anima e umanizza le statiche figure bizantine, Michelangelo, nella perfezione della forma, si confronta con il divino, Raffaello nelle sue stanze apre un dialogo con la filosofia, Leonardo inventa con la scienza, Piero della Francesca innesca la prospettiva e Caravaggio utilizza come al cinema la luce, per illuminare una rivoluzione sociale: i derelitti  seduti di fianco al figlio di Dio. Saranno poi i Futuristi, esaltando la deformazione della forma in movimento, a distinguersi, nell’ambito delle avanguardie storiche. Dopo l’apoteosi dell’astrattismo e dell’Informale e la distruzione della figurazione, per indagare lo spazio oltre e fuori la tela, Manzoni, Burri e Fontana aprono la strada al Concettuale, al Minimalismo e all’Arte Povera. L’utilizzo di tecniche miste con i media segna il passo alla video-arte, all’installazione e alla performance, l’immagine dipinta e la fotografia  in Italia, che procedono parallelamente. Mentre il pittore inglese Francis Bacon, attraverso la potenza delle sue figure deformi e avvitate, urla l’orrore e le atrocità della storia, alla fine degli anni 70’, Achille Bonito Oliva lancia la bomba della Transavanguardia. Parallelamente ad un profondo cambiamento politico, filosofico e sociale, rinasce la pittura, in tutte le sue declinazioni e nuove connotazioni, dal colore cangiante, alla figurazione. E’ in questo caotico crocevia, che si colloca l’esperienza del gallerista Enzo Cannaviello e il suo impegno teorico e d’investimento per i protagonisti del Neoespressionismo Tedesco e i Nuovi Selvaggi, in particolare.

mercoledì 5 novembre 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A LUCA ARMIGERO


                                                     "Sentire il mondo"


L'artista Luca Armigero

Non esiste molta differenza tra lo studio dell’artista Luca Armigero, rispetto agli spazi espositivi , dove vengono mostrati i suoi lavori. Si tratta di una trasposizione e di una collocazione di un ambiente, di una scenografia, più che un agglomerato di oggetti trovati e successivamente allestiti. La prima associazione è al “Merzbau” di Kurt Schwitters, creato dal 1920 al 1930, nel suo appartamento ad Hannover. Ma la differenza è sostanziale poiché, Armigero, trova, recupera, ma non interviene sulle sue installazioni, sulla loro forma e composizione. Emblematica di questa costante sottrazione , di reiterata sospensione e di mancanza di modifica manuale, è la “Selliera”, esposta all’Angolo 21. Potrebbe trattarsi di una reliquia di un western di Sergio Leone o di un saccheggio nelle scuderie di una remota fattoria, considerando il senso di usura e la polvere sparsa ovunque. Ed è la carica emotiva e narrativa evocate nello spettatore, più che lo spiazzamento provocato dall’installazione equestre, ad essere determinanti nella fruizione dell’opera.

martedì 4 novembre 2014

LA GRANDE MUSICA: PHILHARMONIA ORCHESTRA - ESA PEKKA SALONEN AL FESTIVAL DI SALISBURGO 2014 

di Carlo Schiavoni



Esa Pekka Salonen è tra i direttori più interessanti della generazione nata nei primi anni sessanta. Lo ha dimostrato nel concerto tenutosi al Festival di Salisburgo 2014. Il maestro finlandese vi giunge con la propria orchestra: la Philharmonia Orchestra di Londra, tra le migliori d’Europa. 

mercoledì 22 ottobre 2014

LA GRANDE MUSICA: "IL TROVATORE" DI GIUSEPPE VERDI AL FESTIVAL DI SALISBURGO 2014

di Carlo Schiavoni

Il Trovatore- Direttore e concertatore: Daniele Gatti- Regia e scenografia: Alvis Hermanis; Costumi: Eva Dessecker. Interpreti: Anna Netrebko; Placido Domingo; Francesco Meli; Marie-Nicole Lemieux. 

Mancava dal 1963 “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi al Festival di Salisburgo allorché ne diresse una edizione entrata negli annali, Herbert von Karajan. Ne furono memorabili protagonisti: Franco Corelli e Leontyne Price; al loro fianco, Giulietta Simionato ed Ettore Bastianini. Raccoglie idealmente il testimone da Von Karajan, Daniele Gatti. La sua lettura, ricca di particolari, è sostenuta da un’orchestra quali i Wiener Philharmoniker, in stato di grazia: quando i Wiener suonano così, dimostrano di non avere rivali neanche in buca… Tuttavia la pur pregevole lettura del Maestro Gatti non coglie la dimensione cavalleresca del capolavoro verdiano.

Una veduta d'assieme dell' allestimento di Halvis Hermanis, regista e scenografo, che ha scelto di ambientare "Il Trovatore" in un museo ( crediti fotografici: Festival di Salisburgo/Forster)

domenica 19 ottobre 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero: Il giovane favoloso – Mario Martone


 

Il giovane favoloso è favoloso!

Regia, fotografia, recitazione, musica, parole: tutto è naturalmente impeccabile, ispirato, immaginifico. Lo sguardo di Elio Germano, febbrile e febbricitante, racconta, con preziosa intensità, un’ansia di vivere oscura, profonda e piena di stupore.

Un film che trasuda poesia, in senso letterale, e nel senso più bello che si possa immaginare.

 

giovedì 16 ottobre 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A FRANCESCO CIANCIOTTA


                                   “I cieli tempestosi di Francesco Cianciotta”
Francesco Cianciotta; foto di Michele Malnati,
 post produzione di Francesco Cianciotta

Il 900’ è stato il secolo dei grandi fotografi. Richard Avedon, Cecil Beaton, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Erwitt Elliot, Robert Mapplethorpe, Bruce Weber , sono una parte dei pionieri di un nuovo modo d’intendere la fotografia, che oltre portare avanti una ricerca tecnico espressiva, indaga ed è testimone di una realtà in continuo mutamento, interagendo in diversi ambiti come la moda, la pubblicità, la cronaca, l’urbanistica, il cinema e il sociale.
Negli anni 80’, parallelamente ad una rinascita della pittura, dopo il predominio dell’arte minimalista e concettuale, gli artisti stessi, appoggiati dagli addetti ai lavori e dal collezionismo, s’impadroniscono del mezzo fotografico come strumento privilegiato del fare arte. Autorizzati e legittimati dalle sperimentazioni precedenti video arte, arte ambientale, performance, happening, che avevano esaltato il mezzo fotografico, contribuiscono alla consacrazione ma anche al ribaltamento e all’ambiguità, dell’identità stessa di fare ed intendere la fotografia.
In questo clima effervescente ed eccitante, che sarà poi l’anticamera della crisi economica sociale e del degrado culturale, avvenuto poi, s’inserisce anche l’opera fotografica di Francesco Cianciotta. La sua scelta di trasformare la sua costante ed eterna passione in linguaggio professionale e di ricerca, parallelamente ad altre esperienze professionali di manager e di formazione, gli consentono la libertà e l’autonomia necessaria per operare fuori dal coro. Pur essendoci continui casi ed esempi di grandi artisti, del presente e del passato, (come il medico Alberto Burri, l’ingegnere Fausto Melotti o l’avvocato Anselm Kiefer) in Italia, i cambiamenti e le esperienze differenti e parallele vengono viste comunque con sospetto e diffidenza.

domenica 5 ottobre 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero: Her – Spike Jonze


Premetto un mio personale pregiudizio verso i premi Oscar.

Al tal proposito apro una parentesi:
(Io che dall’Amico di famiglia amo molto Sorrentino e anche se l’unico Oscar che prendo in considerazione è proprio quello per il Miglior Film Straniero, con tutto questo bailamme mi verrebbe voglia di disconoscerlo… E poi, tutti quelli che inneggiano all’orgoglio italiano, si sono accorti che il film racconta di un’umanità marcescente???).

Cercando di fare la persona intelligente, dunque andando oltre i miei limiti, questo film sono andata a vederlo comunque.
In un futuro avveniristico ma plausibile, un uomo molto solo praticamente alienato, deluso dalle relazioni sentimentali, s’innamora, per un periodo ricambiato, di un sistema operativo ultra sofisticato, dotato di una voce calda e di emozioni umane fin nelle più sottili sfumature.
Il film racconta la loro storia d’amore: sesso compreso. Alla fine che però che noia.
Sembra tutto un po’ già visto…
Mi è piaciuto il lavoro di lui, che scrive lettere d’amore a pagamento e, anche se ha vinto come miglior sceneggiatura originale, secondo me sono molto meglio le immagini che le parole.

Il suo ufficio è molto stiloso e anche gli abiti/costumi davvero cool!

venerdì 3 ottobre 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A STEFANO DELLI VENERI

                            
                              “Illustrazione: l’impatto autentico con il reale”

L'illustratore Stefano Delli Veneri,
( fotografia di Natalie Ascencios)

Nell’epoca di Photoshop e dell’immagine digitale, l’illustrazione conserva un ruolo fondamentale ed indipendente, sia a livello espressivo che nella sfera professionale. Stefano Delli Veneri, è un esempio particolare ed emblematico di questo esiguo esercito di traduttori ed interpreti della realtà, che non amano apparire e che si nascondono dietro la loro opera. L’illustrazione è generalmente considerata un ramo minore dell’arte figurativa ed esclusa da una seria riflessione critica a causa della sua autentica popolarità e dei suoi risvolti commerciali. E’ sufficiente citare Norman Rockwell, l’artista più amato d’America: le sue opere sono state riprodotte su biglietti d’auguri, calendari, figurine e le sue copertine per il Saturday Evening Post (oltre 300) sono state raccolte e conservate da milioni fedeli, generazione dopo generazione. E tutto questo a dispetto dei critici d’arte che, fino a poco tempo fa, hanno ignorato o apertamente denigrato i suoi ritratti dell’America e degli Americani.

sabato 20 settembre 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A CLAUDIO POZZANI

                                    

                                   “Il mio cuore messo a nudo”


Claudio Pozzani, foto di Dino Ignani

Nella poesia di Ezra Pound, viene in continuo rievocata, l’immediatezza del parlato. I suoi Cantos, sono stati definiti , come un fiume sonoro continuo, una “rapsodia ipnotica”. Mito e convinzione, che lui stesso, ha alimentato, potendo ascoltare la sua voce registrata, ancora oggi. Di questa sostanziale differenza, tra la parola scritta e quella parlata e della possibilità teorizzata da Breton, di conciliare gli opposti, il poeta, teorico e performer Claudio Pozzani, è stato sempre consapevole, nel suo impegno costante di ampliamento delle possibilità oggettive della Poesia e della continua valorizzazione dei suoi strumenti espressivi e di divulgazione. Pur subendo la seduzione del Futurismo e dell’idea “dell’autore di cantare”, Pozzani vuole prendersi una responsabilità nuova, rispetto alla rottura e alla provocazione dell’avanguardia storica (dal futurismo al dada al Surrealismo) e nei confronti delle ricerche linguistiche degli anni Sessanta e Settanta, rivolte principalmente al progetto. La ricerca estetica chiusa in se stessa, autoreferenziale, ha già mostrato i suoi limiti. Per Claudio Pozzani, la Poesia prende forma e significato, ritrova il senso originario, attraverso il tono della voce, con le espressioni del volto e i movimenti del corpo. Ed è poi, l’interlocutore a darne la lettura finale, l’interpretazione mutevole. Come creatore e organizzatore di numerosi Festival internazionali di Poesia, Claudio Pozzani, riconosce la staticità e il torpore della sua città: Genova, che pur nella sua particolare unicità, rispecchia il resto dell’Italia: chiusura nei confronti del nuovo, poca flessibilità al ricambio generazionale, un triste primato dei libri invenduti e non letti e disinteresse nei confronti della cultura e del patrimonio artistico, del passato ma soprattutto del presente.

venerdì 27 giugno 2014

Buone vacanze!

Cari lettori, care lettrici,

come l'anno scorso il blog va in vacanza; riprenderemo a settembre con nuove interviste e le rubriche di cinema e di musica classica. 
Vi auguriamo una buona estate e continuate a seguirci.

La redazione di StorieReali

giovedì 26 giugno 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero: “Lo sconosciuto del lago” – Alain Guiraudie



Un giallo che racconta i dettagli più intimi della comunità gay.
Il film si svolge in un’unica location, un lago appunto nel sud della Francia,
luogo di ritrovo per omosessuali che cercano contatti intensi e fugaci.
La macchina da presa, nel bosco adiacente, riprende fin nei minimi i dettagli ogni genere di rapporti sessuali: orali, anali, di gruppo, guardone compreso…
Un ragazzo, Frank, s’invaghisce dell’uomo più bello e desiderato della spiaggia, Michel, ma, una sera, per caso, lo vede uccidere il suo attuale amante.
Nel frattempo Frank stringe amicizia con un uomo triste e solitario che si tiene sempre in disparte. Frank, nonostante abbia paura di Michel, non resiste alla passione (In assenza di un qualunque emozione e sentimento, sembra solo attrazione fisica/animale) e inizia una relazione sessuale con lui.
Nel frattempo, un commissario di polizia comincia a frequentare il lago per indagare sulla morte dell’ex amante di Michel, intuendo che non si è trattato di un incidente.
Alla fine tutto precipita, Michel sentendosi messo alle strette uccide in modo efferato altri uomini, per ultimo il commissario che stava arrivando alla verità.
Cala il buio, Frank si salva e Michel sparisce per sempre.
Nonostante le immagini oggettivamente violente, umori e sangue, il film rimane freddo e raggelante. Dopo l’ennesimo close up sull’ennesima penetrazione quasi ti annoi. Al 66° Festival di Cannes ha vinto la Queer Palm e il premio per la regia Un Certain Regard.
Se la scommessa del regista era di fare un film che raccontasse, con immagini esplicite, il sesso promiscuo e la morte violenta, rimanendo sempre distante, glaciale e imperturbabile: possiamo dire che l’ha vinta.



giovedì 19 giugno 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA AD ALESSANDRO BRUCIAMONTI

                                       
                                   “Oltre il confine della letteratura”

L'editore Alessandro Bruciamonti

L’ultimo Salone del Libro al Lingotto di Torino, anche se ha registrato un aumento delle presenze, ha dovuto tristemente confermare un ulteriore calo delle vendite dei libri nel nostro paese, poco importa se è un dato comune in Europa. Il ministro dei Beni Culturali Franceschini ha suggerito che anche le trasmissioni televisive, sia in Rai che in Mediaset, dovrebbero rilanciare e recuperare il libro come oggetto di culto, nel nostro immaginario collettivo, come potrebbero essere un piatto di spaghetti o la Vespa. Nonostante tutto questo, Alessandro Bruciamonti decide di lasciare una struttura come Mondadori per lanciarsi in una nuova avventura come agente letterario ed editore, fondando l’Agenzia Studio Letterario Alef a Milano, con lo scopo di promuovere le opere di autori in portafoglio presso le case editrici italiane.
Quello che distingue questa impresa da molte altre, è che si tratta di un progetto estremamente ampio ed articolato, che non si limita alla scoperta di nuovi talenti e alla successiva pubblicazione cartacea o online degli autori selezionati: chi si rivolge alle vaste competenze e alla sfaccettata ed eclettica professionalità di Bruciamonti, deve sentirsi pronto ad essere coinvolto in un processo di crescita e di sviluppo, che dando per scontato la qualità e l’originalità dell’opera, analizza dall’inizio e per un periodo a lunghissimo termine, il contesto, le potenzialità e lo scenario futuro del libro prescelto.

lunedì 16 giugno 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero “Piccola patria” – Alessandro Rossetto





Un film fatto molto bene, cupo e pieno d’angoscia.
La colonna sonora è perfetta a esaltare l’atmosfera viziata e asfissiante di una storia che racconta della piccola provincia italiana, nel senso più deteriore e squallido possibile.
Gente sempre più alienata, ignorante e spaesata che, per tenersi in piedi, si nutre di odio, razzismo e pregiudizio, in un paese decadente e moribondo che non offre più nessuna speranza.

martedì 3 giugno 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A UGHETTA RADICE FOSSATI

              
               “Progetto Itaca: un viaggio nella mente, un luogo dove approdare”

Ughetta Radice Fossati - Segretario Generale di Progetto Itaca Onlus

La psicanalisi e le differenti patologie legate ai disturbi mentali sono state oggetto, nel corso degli anni, di convegni, articoli, saggi, romanzi e perfino di sceneggiature reali o romanzate, da parte di registi italiani e stranieri. Anche in diversi ambiti artistici, dall’arte visiva alla performance, dal teatro alla video arte, i percorsi e le avventure della psiche sono diventati spesso protagonisti di progetti e opere teoriche e visive. Nonostante questo fermento ed elaborazione sull’argomento, in Italia si percepisce ancora oggi una reticenza generale ad approfondire queste tematiche, sia dal punto di vista medico che sociale e le Istituzioni non investono in questo importante settore della salute sufficienti risorse.
Nel nostro paese, come per altre realtà estremamente urgenti, sono poi i privati e i singoli cittadini a scendere in campo e mettere in moto iniziative sul piano pratico ed etico. Un caso emblematico è quello di Progetto Itaca, che nasce a Milano nel 1999, per volontà di alcuni volontari tra i quali Ughetta Radice Fossati, detta Gughi Orlando, attuale Segretario Generale, che insieme ad altri sei fondatori coinvolti in prima persona per le loro esperienze personali e familiari decide di iniziare ad attivarsi in modo concreto. Lo scopo principale è affiancare le famiglie dei malati, che troppo spesso vengono abbandonate e si sentono sole e impreparate di fronte all’insorgere e alla manifestazione del disturbo bipolare e di altre forme patologiche poco conosciute.

martedì 27 maggio 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero "Solo gli amanti sopravvivono" – Jim Jarmusch




Ispirato, romantico, struggente.
Una storia raccontata con gli occhi di un esteta attento, sensibile e visionario
Tilda Swinton, è una vampira saggia di 3000 anni, Tom Hiddleston, un ragazzino solitario e tormentato di 500 anni: sono colti, evoluti e bellissimi; disprezzano la tecnologia e il genere umano.
A un certo punto lei, di fronte alle ansie esistenziali di lui, lo redarguisce con amore e tenerezza infiniti: “Vivi da tutti questi anni e ancora non l’hai capito? Contemplare la natura. Coltivare la gentilezza, le amicizie. Ballare…”
Poi mette su un disco, in vinile, e comincia a ballare, mentre la macchina da presa la riprende dall’alto, affascinante e intimamente perfetta.

Sono gli amanti sopravvivono: grazie alla bellezza, all’arte, all’amore.

giovedì 22 maggio 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A MARCO PETRUS

                                 
                                   “La città danzante di Marco Petrus” 

Marco Petrus, foto di Monica Castiglioni


Singapore è una delle metropoli simbolo della New Economy, spaventosamente ricca, con un’altissima concentrazione di nuovi edifici progettati dai più famosi architetti e con surreali alberi di metallo alti cinquanta metri, che sorreggono ponti e giardini pensili.
Nell’ultima mostra, Altlas, inaugurata alla Triennale lo scorso 29 Aprile e visitabile fino al 2 Giugno, Marco Petrus elabora e presenta il suo nuovo progetto di città sognata ed immaginata, lui che è sempre partito dall’esaltazione del singolo dettaglio, dall’inquadramento del palazzo storico conosciuto e dall’osservazione razionale della realtà urbana e architettonica della sua adorata Milano: poiché è attraverso la rigorosa struttura geometrica e nella ripetizione costante degli elementi che Petrus ha costruito il piano di osservazione, anche dal punto di vista sociale e antropologico.

lunedì 12 maggio 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A MARCO POLLICE

                                   
                                         “Le mille luci di Marco Pollice”
                       
Marco Pollice



“I colori oramai non sono più pigmenti, sono luci. Noi viviamo almeno il sessanta per cento della nostra giornata in mezzo a luci colorate. I casi sono due: o ci spariamo, perché non sopportiamo questa disumanità del paesaggio che ci circonda, oppure ci viene voglia di capire che cosa possiamo farne” Ettore Sottsass

Oggi i passaggi tra le espressioni artistiche sono fluidi, non esistono linee di demarcazione tra scultura, pittura, architettura e design. Chi opera in questi territori senza confini, come Marco Pollice, riconosce che gli ambiti di ricerca e di progettazione si sono amplificati: dalloggetto allabitazione, dalla città fino al paesaggio urbano e alla dimensione sociale. Come auspica, in anticipo sui tempi, il grande teorico prima che designer Ettore Sottsass, non si può eludere limpatto psicologico, prima che estetico, che le invenzioni e i progetti urbani hanno sulla comunità intera.

La luce è stata un elemento centrale per tutti gli innovatori: nel cinema, con i chiaro scuro di Friz Lang e gli sguardi illuminati di Buster Keaton, in pittura, con gli scorci psicologici di Caravaggio, con la luce artificiale di Vermeer, e le installazioni neon di Fontana, in architettura con lapertura alla luce naturale nelle costruzioni di Le Corbusier. E questi sono solo pochi esempi. Eppure per molto tempo, come in altri settori, lItalia è rimasta indietro nelluso delle nuove tecnologie e delle infinite risorse legate allilluminazione. Il nostro immaginario collettivo spaziava in modo limitato dai principeschi lampadari veneziani di Murano, ai neon asettici e asfittici dei garage o dei lampioni delle nostre città, senza dimenticare le abatjour del tinello negli anni 50. Non per Marco Pollice che è sempre stato al passo coi tempi, facendo ricerca e aggiornamenti costanti.

" I MIEI FILM" di Arianna Niero “Grand Budapest Hotel” – Wes Anderson




Un film divertente, una storia strampalata, scenografie bellissime.
La ricostruzione della location, totalmente inventata, è godibilissima fin nel minimo dettaglio.
Divertente, sopra le righe, con personaggi decisamente fuori dal comune, in alcuni momenti ricorda un Kusturica in versione occidentale, è un film che parla anche di amore e amicizia, con un’insolita e sorprendente tenerezza.


domenica 4 maggio 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero “Ida” di Pawel Pawlikowski





Nella Polonia degli anni sessanta, dove incombe il comunismo reale, una giovane novizia, prima di prendere i voti, va a trovare una zia mai conosciuta. Trova una donna cinica e senza più speranze, insieme percorreranno un tratto di strada, che le porterà fino alle radici del loro doloroso passato. Un film pieno di meraviglia, nel senso che riempie di stupore. Tutti gli attori hanno facce intense e bellissime. Nonostante l’atmosfera cupa, il bianco e nero grave e rigoroso, la storia devastante, è un film incanta con delicatezza, commuove e consola.

domenica 13 aprile 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero “Tra cinque minuti in scena” - Laura Chiossone




Uno sguardo coraggioso, intimo, femminile.
Un film raccolto, delicato, che racchiude significati profondi e molteplici.
Girato in pochissimo tempo, ha vinto il premio Fice come miglior film italiano indipendente.
I primi tre minuti sono in assoluto i momenti più intensi.
Con una delicatezza estrema il corpo di una donna anziana non più autosufficiente, ripreso in primo piano, mentre viene accudito da mani e occhi assolutamente amorevoli.
Una storia vera: una figlia attrice di teatro che accudisce, con pazienza, dedizione, amore e un gran senso dell’ironia, una madre anziana che ormai ha bisogno di tutto.
La figlia, nel frattempo, recita in un piccolo spettacolo teatrale indipendente, dove interpreta una figlia che accudisce una madre non più indipendente.
A un certo punto sembra che non ci siano più i soldi per finanziare lo spettacolo ma poi, come nella vita vera, le risorse sono infinite e inaspettate:
e lo spettacolo continua…

Tutti molto bravi e la madre, l’unica non attrice, è il personaggio davvero indimenticabile.

domenica 6 aprile 2014

LA GRANDE MUSICA- "Cavalleria Rusticana" e "Una sposa per lo zar" al Teatro alla Scala;
"Tannhaeuser" di Richard Wagner alle Festage di Berlino
di Carlo Schiavoni


Palcoscenico vuoto e orpelli ridotti al minimo,  coro in scena per tutta la durata dell'opera,contraddistinguono l'allestimento di Mario Martone ( crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia e Amisano)



Felice ritorno alla Scala è stato quello di “Cavalleria Rusticana” nell’allestimento del 2011, per la regia di Mario Martone e la direzione di Daniel Harding. Allora venne rappresentata assieme a “ Pagliacci”, binomio storico e quasi naturale da quando Pietro Mascagni stesso le diresse alla Scala in un'unica serata nella lontana stagione 1925/26.

domenica 30 marzo 2014

“I MIEI FILM” di Arianna Niero “Miss Violence” – Alexandros Avranas



Una ragazzina, il giorno del suo tredicesimo compleanno, si uccide gettandosi dalla finestra. E questo è solo l’inizio. L’incipit brutale apre le porte a un mondo di orrori senza fine. Una famiglia all'apparenza normale vive sotto la tirannia di un padre padrone che, all'esterno buono e rassicurante, fa subire a figlie, moglie e nipoti violenze ogni genere.
La tensione serpeggia e incombe con grande abilità per tutto il film, fino a esplodere: dichiarando e non più suggerendo.
La regia e la fotografia, con perfetto equilibrio, raccontano dettagli, che fanno prima solo intuire, e poi conoscere senza filtro alcuno, la bestia sanguinaria e senza scrupoli nascosta potenzialmente in ogni essere umano.
La fine, la morte dell’aguzzino, è desiderata e accolta con sollievo da tutti.
Anche da chi, è stato solo un semplice spettatore …

martedì 25 marzo 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A ELENA DONDINA


                                           “Rompete le righe”


Elena Dondina


L’Italia non è un paese per bambini. Milano non rappresenta un’eccezione e vive da tempo in una profonda crisi sociale, etica e culturale: le Istituzioni sono assenti, gli oratori deserti e le famiglie tendono a delegare alle scuole ma, sia quelle private che pubbliche, risultano spesso carenti dal punto di vista umano ed intellettuale. Il bambino è sempre più spesso abbandonato al computer e affidato alla televisione, nella migliore delle ipotesi, sballottato da un corso a un altro, con l’idea che sia sufficiente fare dello sport, per garantire loro una crescita serena ed equilibrata. Da gennaio di quest’anno, però, qualcosa è cambiato: è nato MUBA, il Museo dei Bambini, trovando la sua sede naturale all’interno dello storico edificio della Rotonda della Besana.
Elena Dondina e' il presidente di fondazione MUBA che, dopo aver ottenuto l’appalto dal Comune di Milano, a seguito di regolare bando, ha immaginato e cambiato questo spazio, senza stravolgerne l’identità storica ed architettonica, per creare il primo centro su misura di bambino, dove gioco e cultura si esaltano e si integrano reciprocamente, in un continuo e vitale scambio ininterrotto.

domenica 23 marzo 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero “Zoran, il mio nipote scemo” - Matteo Oleotto













In un minuscolo paesino dell’Italia settentrionale, al confine con la Slovenia, Giuseppe Battiston, in ottima forma, interpreta un vero bastardo fallito senza cuore bugiardo e alcolizzato, anzi alcolista, come ci tiene a precisare Paolo Bressan, il personaggio da lui interpretato.

L’unico sguardo umano, oltre metà del film, lo dedica a Stefania, l’ex moglie, ora sposata con Alfio, uomo per bene, forse un po’ noioso, a capo di una cooperativa che si occupa di trovare lavoro a disadattati vari.

Un giorno Paolo è informato della morte di sua zia Anja, che abitava in Slovenia.

Lui si precipita sperando in un’eredità, invece si ritrova a occuparsi di un nipote sedicenne un po’ strano ma alla fine pieno di personalità.

Una commedia molto divertente e, in modo delizioso, politicamente scorretta.

Come sempre l’amore trova il modo di fare miracoli, anche se, a volte, ci mette un po’ di più…




"I MIEI FILM" di Arianna Niero "Cesare deve morire" - Paolo e Vittorio Taviani



Un film documentario con immagini di una tale forza poetica e di una tale bellezza, da lasciare senza fiato. Concedendomi un’iperbole, posso dire di essermi commossa già ai titoli di testa. All’interno del carcere di Rebibbia viene messo in scena il Giulio Cesare di William Shakespeare. La macchina da presa segue le prove e la vita di un gruppo di carcerati. Gli uomini possono così comprendere fino in fondo, e sulla propria pelle, che i sentimenti e le emozioni che regolano la nostra vita, passione, odio, rabbia, paura, sono da sempre sono gli stessi, memoria cellulare di ogni essere umano.
La sintesi perfetta e memorabile, che racchiude il bisogno profondo dell’uomo di trascendere se stesso, è la frase di uno dei protagonisti (fine pena: mai) quando, al termine della rappresentazione, torna in cella e i secondini chiudono alle sue spalle una pesante porta di ferro:

“Adesso che ho conosciuto l’arte, questa cella mi sembra una prigione”.

sabato 8 marzo 2014

"I MIEI FILM" di Arianna Niero "Nebraska" - Alexander Payne





Un uomo molto anziano, pieno di acciacchi e alcoolizzato, riceve una lettera promozionale che gli comunica la vincita di un milione di dollari.
Naturalmente è un’esca per vendere un qualche prodotto.
Lui però ci crede e, a tutti i costi, vuole andare a ritirare il premio.
A nulla valgono le spiegazioni della moglie e dei due figli maschi, ormai adulti.
Il minore dei due, però, sta attraversando un momento particolare della sua vita e, all’improvviso, decide di accompagnarlo in macchina fino a destinazione.

mercoledì 5 marzo 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA AD ANDREA ZUCCHI

                                "Il confine incandescente tra visibile ed invisibile"


Ritratto di Andrea Zucchi, foto di Antonio De Luca

Nell’ambito della fatale, sotterranea attrazione e ormai accettato ritorno della pittura, le strade percorse sono state principalmente due: quella del recupero e utilizzo di immagini digitali o fotografiche, riproposte in chiave pittorica e quella del disfacimento della forma, espressa in chiave astratta e informale. Indipendentemente dalla consapevolezza generale o dalla libertà individuale, l’anarchia istituzionalizzata e i percorsi alternativi sono ormai una realtà. Uno dei più grandi artisti di oggi, Gerhard Richter, cambia infatti genere e stile ed attinge continuamente dalla Storia dell’Arte: le sue composizioni sono generalmente fotografie, immerse e deturpate dal pigmento del colore.
Per comprendere invece il lavoro artistico di Andrea Zucchi, bisogna partire dalle esclusioni. Lui non è un freddo pittore concettuale, non un è tardo manierista classicheggiante, non è un asettico figurativo pop e neppure un espressionista selvaggio con derive Pulp. Come Alberto Burri, che si schermiva quando lo definivano un artista e voleva essere chiamato pittore, Andrea Zucchi ha sempre privilegiato lo strumento pittorico, che nel tempo si è prestato a diverse interpretazioni, determinate dal libero uso dell’iconografia.

lunedì 17 febbraio 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A FRANCESCO CORREGGIA


                             "Lo spettatore al centro del quadro"

L'artista Francesco Correggia in "Ritratto con cannocchiale"

«Rimettere al centro l’opera vuol dire avere il coraggio di ridescrivere il mondo, comprendere la sua ineludibile complessità […]»: Francesco Correggia, con questa affermazione, (tratta dal saggio “Di nuovo il senso”, Arcipelago Edizioni), non lascia spazio a fraintendimenti o ambiguità rispetto al suo costante impegno e alla sua radicale posizione, in riferimento alle tematiche artistiche, etiche e sociali di oggi e di ieri. Pittore, video performer, docente, critico, scrittore, saggista, giornalista e curatore: l’originalità e la molteplicità del suo fare e agire lo accomunano a un altro grande artista, con un simile percorso: Carlo Carrà, instancabile sperimentatore e teorico innovativo, quando scrive, (interpretando nuovamente la definizione leonardesca della pittura come “operazione mentale): «La pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno d’immedesimazione con le cose e il bisogno d’astrazione».
La dimensione del Quotidiano, come la sfera del Sublime, sono i territori privilegiati da Correggia, che è consapevole di come questa mappa si traduca in un’esperienza di un’ inadeguatezza, di una pratica sfuggente, un segno che distingue l’artista contemporaneo, partendo da Duchamp. L’esplorazione continua anche nel suo lavoro artistico, dove Francesco Correggia trascende, supera i generi e opera in modo autonomo ed indipendente: il libero recupero della pittura, che si esprime nei suoi infiniti e stratificati cieli, parallela a una dimensione poetica concettuale, quella della scrittura. I suoi testi che attraversano le superfici, che spalancano abissi, le parole che provocano vortici, rispetto al panorama convenzionale e al repertorio standard generale italiano.

mercoledì 29 gennaio 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A STEFANO MAURI


                     Editoria: mitizzare il passato e inventare il futuro


  Stefano Mauri in uno scatto di Yuma Martellanz
                                          


Stefano Mauri, classe 1961, amministratore delegato della Longanesi, è figlio di Giovanna Aureli e Luciano Mauri (luminare dell’editoria, guida delle Messaggerie Italiane e protagonista della distribuzione della carta stampata in Italia).
Per comprendere il ruolo fondamentale che ha avuto nell'unificare e rilanciare diciotto tra case editrici e marchi editoriali, bisogna risalire al 1988, anno in cui Stefano Mauri entra nella Longanesi di Mario Spagnol per fondare l’ufficio marketing del gruppo (che già comprende anche altre case editrici come Adriano Salani Editore, Ugo Guanda e TEA). Al tempo la situazione era di un gruppo in crescita sotto la guida di Mario Spagnol (all’epoca aveva solo una quota del 2% sul mercato) e Stefano Mauri introduce nuovi strumenti di marketing e progetta nuovi sistemi informativi per assistere le scelte editoriali.
Stefano Mauri vuole viaggiare su due binari paralleli: la qualità e varietà delle scelte editoriali e il rilancio dell’editoria, anche dal punto di vista aziendale e produttivo. Egli cerca di rendere le case editrici indipendenti e autosufficienti dal punto di vista finanziario ed economico. Il progetto è sempre lo stesso: trovare nuovi autori interessanti per i propri lettori e nuovi lettori per i propri autori, usando tutte le competenze e le tecnologie disponibili.

lunedì 13 gennaio 2014

StorieReali presenta: INTERVISTA A STEFANIA TRINCHERO


                                                          "IN & OUT"


La psicologa Stefania Trinchero


Da molto tempo alcuni esponenti del mondo culturale e della società civile si attivano e s’impegnano in attività e progetti all’interno del carcere, ottenendo la partecipazione dei detenuti, l’attenzione dei media e l’ammirazione di coloro che si battono con coerenza e convinzione per le cause degli emarginati e dei confinati fuori dal mondo. Sorge a volte il sospetto che, passato il clamore dell’evento, tutto si acquieti e ognuno ritorni nei propri ambiti e alle solite abitudini quotidiane. Esiste però un piccolo esercito invisibile e silenzioso, che agisce nell’anonimato e di cui anche la psicologa Stefania Trinchero fa parte.
Nel carcere di Marassi di Genova, dove lei lavora per il dipartimento della Salute Mentale dell’ASL dal 1997, i suoi pazienti l’aspettano ogni giorno per essere ascoltati e non dimenticati. E’ proprio da questa esigenza che Stefania Trinchero decide di scrivere una storia tra una madre detenuta e una figlia, mettendo in atto un canale di comunicazione tra il mondo interiore dei detenuti e il mondo esterno, descrivendo l’evoluzione del suo impegno letterario.        
Il libro, “La carezza del sole. Una madre, il carcere, una figlia”, tra immaginazione e realtà, riassume in modo autentico anche se lirico gli aspetti della vita quotidiana dei detenuti , la disperazione dell’isolamento ma anche la speranza di un futuro diverso.