martedì 27 gennaio 2015

StorieReali presenta: COLORI PER ROMPERE I LIMITI e VEDERE CIO' CHE LA GENTE NON VEDE (due interventi sull'autismo)


Autismo e Arte: Energia del Possibile

Aprilia, Laboratorio Colore n. 2

L’autismo e’ sempre più presente nel nostro paese. Venti anni fa, la patologia colpiva un bambino ogni 200, oggi uno su 20. In due decadi, i casi sono aumentati di dieci volte. Le cause di questo aumento in un paese, come l’Italia, dove le Istituzioni e il sistema sanitario, risultano decisamente carenti e non adeguati, sono principalmente due: la diagnosi, che spesso non avviene tempestivamente, anzi in ritardo, e le cure non idonee. Una delle poche certezze, conquistate anche sul campo e nell’ambito della ricerca, e’ che un metodo non funziona per tutti. Ogni caso ha una storia a sé, ed è un percorso individuale.
Nonostante il mistero, i preconcetti e l’ignoranza che circondano la condizione dell’autismo, le possibilità di miglioramento della qualità della vita di questi bambini e delle loro famiglie, risulta possibile e dipende dalla tempistica con il quale si effettua una valutazione e, di conseguenza, di terapie mirate al singolo caso. Il 70% dei bambini in cura, ha migliorato la propria diagnosi ed entro il 24% e’ uscito dall’autismo, quindi non si tratta di una situazione incurabile.
Una costante che accomuna poi la maggior parte dei casi accertati, e’ la sperimentazione e l’adozione, con ottimi risultati, di coinvolgimento e di comunicazione, attraverso terapie creative, in ambiti come la pittura, la musica e la scrittura.
Il caso dell’artista Roberto Alborghetti, non pianificato, ma coordinato e proposto dalla docente Patrizia Sapri e successivamente da terapeuti e psicologi, apre e conferma la possibilità d’infiniti progetti in questa direzione. Il lavoro informale e dal potente valore simbolico cromatico dell’artista e’ risultato perfettamente complementare, nell’ispirare e nel coinvolgere, i ragazzi e bambini autistici che, stimolati visivamente e mentalmente dalle opere, sono riusciti poi,ad esprimere liberamente la loro versione pittorica, non certo solo da passivi e semplici spettatori. Immaginazione, coinvolgimento, sintesi motoria ed espressiva, convogliati e scaturiti dalle opere stesse: le "Lacer/azioni", che posseggono intrinsecamente il potere d’innescare attenzione, emulazione, creatività e partecipazione. Un grande risultato, per l’arte, che se non può cambiare il mondo può, come in questo caso, sentirsi partecipe ed utile ad un progetto esistenziale ed umano, ancora prima che terapeutico e scientifico.
Nei testi seguenti, e’ sintetizzata e raccontata quest’ esperienza unica, da parte dell’artista e del terapeuta, ma che non vuole e non può rimanere isolata, aprendo invece la prospettiva a futuri ed ulteriori esperimenti e laboratori a servizio dei ragazzi autistici e non solo. Le domande che solitamente, fanno parte delle nostre interviste, in questo caso, sarebbero risultate ridondanti e retoriche, poiché le risposte, sono già contenute ed espresse, nel modo migliore, in queste testimonianze dirette dei protagonisti.
https://robertoalborghetti.wordpress.com/

giovedì 22 gennaio 2015

LA GRANDE MUSICA: "FIDELIO" DI LUDWIG VAN BEETHOVEN ALLA SCALA
Direttore: Daniel Barenboim; Regia: Debora Warner; Scene e costumi: Chloe Obolensky; Interpreti principali: Anja Kampe, Klaus Florian Vogt-Jonas Kaufmann, Falck Struckmann, Kwangchul Joun, Peter Mattei. 
Dal 7 al 23 dicembre 2014.

di Carlo Schiavoni


Anja Kampe è stata protagonista di Fidelio di Beethoven alla Scala nelle vesti di Leonora/ Fidelio (crediti fotografici: Teatro alla Scala@ Brescia&Amisano)

Il “Fidelio” di Ludwig van Beethoven ha concluso la direzione musicale di Daniel Barenboim, apertasi nell’ormai lontano 2005 con una memorabile esecuzione della Nona sinfonia del sommo Ludwig. Il saluto di Barenboim alla Scala, accompagnato dall’affetto, a volte tumultuoso, a volte indisciplinato, del pubblico, si è protratto per tutto il mese di dicembre, affiancando alle recite di “Fidelio” , l’integrale delle sonate “complete” di Franz Schubert.

venerdì 9 gennaio 2015

StorieReali presenta: INTERVISTA A LUIGI BILLI

                               “La costruzione fotografica di Luigi Billi” 

L'artista Luigi Billi, scatto di Francesco Moschetto
Nel 1923 Marcel Duchamp conclude, lasciandola incompiuta, la sua opera più conosciuta e tuttora misteriosa: Il Grande Vetro, chiamato anche La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli. Mai lavoro ha suscitato così tante polemiche e controverse critiche, eppure, come ha mostrato Jean Clair, non si tratta che di una ricerca sulla prospettiva e sulle geometrie pluridimensionali, ma il titolo attribuitole da quel maestro del linguaggio e dell’ironia che era Duchamp, ha notevolmente contribuito a rafforzarne il suo enigma intrinseco. 
Luigi Billi, ha approfondito ed interpretato la lezione duchampiana e la sua intera opera, pur non trattandosi di installazioni, ma di cicli di fotografie, contraddistinte da temi sempre diversi, ha una forte componente letteraria e lirica.