Turandot di Giacomo Puccini; direttore: Riccardo Chailly; regia di: Nikolaus Lenhoff; Turandot: Nina Stemme; Calaf: Aleksandrs Antonenko; Liù: Maria Agresta; Timur: Alexander Tsimbaliuk
Teatro alla Scala- maggio 2015
di Carlo Schiavoni
Turandot di Giacomo Puccini ha segnato l’inizio della direzione musicale di Riccardo Chailly alla Scala; proprio Giacomo
Puccini sarà una presenza costante nei prossimi cartelloni scaligeri e nelle serate inaugurali del 7 dicembre degli anni futuri.
Per
l’occasione, il Maestro Chailly opta per il finale approntato da Luciano Berio
nel 2000 in sostituzione del finale di Alfano, o meglio del finale entrato nel
repertorio corrente, chè il finale, originariamente concepito da Alfano, alla
Scala non fu mai eseguito. Le battute lasciate da Puccini furono 133; Berio ne
aggiunge 174, forte dell’esperienza delle sue trascrizioni di Boccherini, di
Schubert, delle arie da salotto di Verdi. Il Maestro Chailly evidenzia, nella
sua concertazione, la cultura
europea del compositore Puccini, rimarcandone la conoscenza dei geni suoi
contemporanei quali Igor Stravinsky e Richard Strauss. E’ tuttavia un peccato
che una tale ragguardevole direzione non raggiunga una adeguato equilibrio tra
buca e palcoscenico, macchiata, come è, da eccessi sonori. Ne fa le spese, in
primis, Nina Stemme, straordinaria in Wagner, ma in palese difficoltà in un
ruolo al di fuori del proprio repertorio d’elezione. Aleksandrs Antonenko
affronta di forza il ruolo di Calaf. Pallida Liù è infine Maria Agresta. L’allestimento
firmato da Nicolaus Lenhoff reca senz’altro l’impronta del grande regista, ma è
di forte matrice tedesca. Sorge il dubbio che sia più adatto a Brecht e al Berliner
Ensemble che a Puccini e alla Scala.
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