Senza finanziamenti pubblici o da parte dello stato, la programmazione si è sempre sponsorizzata in maniera autonoma grazie anche all'aiuto finanziario di appassionati e privati.
Quello che caratterizza e distingue l'identità di questo teatro è la qualità e la diversificazione degli spettacoli, che spaziano dai testi classici a quelli più sperimentali. I prezzi sono molto vantaggiosi per famiglie e giovani e durante tutto l'anno si organizzano diverse manifestazioni culturali e sociali come il Festival Follemente in settembre incentrato sui problemi e le patologie mentali.
E' una grande occasione per attori, scenografi e autori per farsi conoscere fuori dai circuiti tradizionali.
Il teatro Verga, nonostante tutte le avventure e le vicissitudini continua dopo anni, la sua attività (senza contare questo periodo di chiusura forzata!). Siete un esempio incoraggiante per chi non vuole arrendersi al degrado culturale e alla demolizione degli ultimi avamposti dell’arte di questo paese. Come siete riusciti a resistere non solo economicamente ma mantenendo un’autonomia nel programma?
Come teatro non abbiamo mai avuto un sovvenzionamento economico e ovviamente questa autonomia ha i suoi vantaggi e i lati negativi. Il meccanismo dinamico che abbiamo instaurato dovrebbe essere ripetibile anche in altre realtà. Gli artisti che hanno lavorato e collaborato con noi, hanno rinunciato spontaneamente ai loro guadagni e per quanto riguarda l’amministrazione del bilancio del teatro, si basa solo su gli incassi dei biglietti e non compriamo mai lo spettacolo, che viene invece, costruito in collaborazione con noi sul posto. Si tratta di una “adozione” artistica. Molti giovani anche quelli con alle spalle una scuola come quella del Piccolo Teatro, hanno avuto la possibilità di progettare e preparare il loro spettacolo sul nostro palco e la fiducia è stata sempre ricambiata con grandi risultati. Solo così si può dare spazio ai giovani non solo a livello creativo ma anche con esiti concreti e risultati immediati. Dopo anni di esperienza si ha la capacità di selezionare i testi migliori, bastano poche immagini di un video o alcune righe su carta.
Come per le gallerie d’arte, anche i teatri e i direttori artistici collaborano e si confrontano poco fra di loro. Come mai questo isolamento e mancanza di dialogo e sostegno fra addetti ai lavori? Il fondatore del Teatro Smeraldo che è costretto a breve alla chiusura, si è trovato isolato non solo nei confronti dell’indifferenza del Comune ma anche degli altri Teatri. Come si spiega questo provincialismo e la totale mancanza di solidarietà?
Gian Mario Longoni rimane comunque proprietario dello stabile e quindi suscita da parte dei colleghi nonostante l’amarezza, meno cordoglio rispetto ad altre situazioni più drammatiche. Comunque chi segue una linea di programmazione rivolta ai giovani, nonostante la crisi, trova sempre delle risorse e degli appoggi grazie a questa energia diffusa. Smentisco anche la totale indifferenza dei colleghi, dipende dai rapporti, per esempio il mio grande amico Gennaro d’Avanzo Direttore del Teatro S. Babila, mi ha sempre sostenuto e ha partecipato a tutte le nostre avventure, pur essendo due teatri molto diversi.
Il pubblico fedele al Teatro Verga è trasversale, età, interessi, caratteristiche diverse. Anche in questo siete una straordinaria eccezione. A Milano, gli spettatori più tradizionalisti ed anziani si recano al Manzoni, i più giovani ed intellettuali al Teatro dell’Elfo. Ad Amsterdam addirittura i centri sociali svolgono una regolare attività teatrale e sono frequentati dai manager in smoking, al rasta sedicenne. Diversificare il programma a prezzi accessibili, forse non basta, bisogna conquistarsi una forte identità al di là delle tendenze e delle proposte tradizionali?
Un esempio emblematico della mentalità del Teatro Verga è stata l’idea della Rassegna del Dramma Antico, che coinvolge le scuole, ma la frequentazione non è nell’orario scolastico, ma nelle ore serali. Un metodo collaudato ed efficace per accostare i giovani ad autori impegnati e a testi complessi come Le Rane di Aristofane e altre tragedie greche. Abbiamo anche attuato delle collaborazioni e degli spettacoli con le compagnie teatrali all’interno delle Università Statale e la Cattolica di Milano. Apprendimento e divertimento sono assicurati.
Mimmo Bertoldo dichiara apertamente di avere adeguati finanziamenti dallo Stato per l’Out Off, Teatro sperimentale e all’avanguardia. Siamo felici di questo ma come mai esistono corsie preferenziali in un settore che dovrebbe non creare favoritismi e premiare la qualità? Contano forse le conoscenze come in altri ambiti culturali?
Il Teatro, non è un giocattolo nelle mani del Direttore Artistico, il quale per veicolare la cultura in maniera libera e sempre ad alto livello deve concepire un contenitore dai mille colori, passando da Oscar Wilde a Goldoni . I bambini sotto i 12 anni al Teatro Verga, pagano la cifra simbolica di 1 euro, così rimangono con i genitori e cominciano presto ad accostarsi al Teatro.
L’impegno e la denuncia sociale sono stati per il Teatro Verga un fiore all’occhiello. Un esempio per tutti il Festival Follemente, che si ripete ogni anno in collaborazione con il Progetto Itaca e altri protagonisti mobilitati nel campo della malattia mentale e a favore del reinserimento nella collettività e sensibilizzazione dei media. Il ruolo di un Teatro è anche necessariamente d’impegno e di scendere in campo concretamente nei confronti di cause e categorie a rischio?
Noi pensiamo di si! Per esempio abbiamo coinvolto dei ragazzi down per farli recitare e ci siamo relazionati ed ispirati al “Carpi – Festival delle abilità differenti”; senza dimenticare Mailo Quaglia che dal 1998, è l’organizzatore della rassegna EWIVA, divenuto uno dei Festival più importanti del mondo. Uno dei nostri spettacoli più di successo, con attori down e testimonial come Enrico Beruschi è stato “Pinocchio”.
Molti autori di testi teatrali sono costretti ad abbandonare l’Italia per Londra o Berlino oppure si adattano a scrivere per la televisione. Con quale criterio alternate opere più tradizionali a progetti inediti e innovativi? Anche le scenografie e gli allestimenti sono un impegno non solo commerciale ma necessitano di tecnici del suono, della luce e attrezzature di vario genere. Quanto incide sul successo di uno spettacolo? Oppure il plot e dei bravi attori giovani sono sufficienti per garantire un’ottima qualità e riuscita di un evento teatrale?
La ricetta del successo è un testo forte recitato però da un ottimo attore e la regia può essere lasciata al secondo posto. Quando si legge un testo come una lista della spesa si hanno delle reazioni e un coinvolgimento totalmente diverso di quando è interpretato con talento. Noi siamo come un giardino in continua crescita ma che conserva nella sua serra tutti gli autori e gli attori che hanno messo a nostro servizio il loro impegno e talento.
Il cambiamento politico della giunta e l’avvento di Pisapia come sindaco a Milano è stato determinante per il teatro e la cultura di questa città o la crisi ha inciso fortemente sul numero degli spettatori? I cittadini in generale sono stufi e saturi di spettacoli glamour e superficiali e anche se vogliono ovviamente comicità e satira, sono alla ricerca al contempo di proposte più forti nei contenuti, nelle quali possono sentirsi rappresentati, non solo come spettatori ma come interlocutori privilegiati e che si sentono coinvolti in prima persona. Cosa ne pensi di questo fenomeno?
Pisapia ha saputo scegliere e trovare degli ottimi collaboratori come Maurizio Baruffi e altri e la volontà e la mentalità di voler sostenere la cultura ci sono. In questo momento e fase critica hanno tutti le mani legate e non possono prendere una linea precisa per mancanza di soldi e poiché gli sforzi comuni sono stati dirottati verso altri settori considerati privilegiati come la scuola e la sanità. Milano è in una fase di stallo che durerà ancora a lungo. Non si possono perdere di vista gli obbiettivi e i programmi di sempre.
Recuperare la componente popolare e storica del nostro paese anche attraverso la testimonianza del teatro, è possibile senza per questo proporre sempre gli stessi autori e testi? Il teatro è anche questo continuo processo di ritorno alle origini ma nel contempo laboratorio di ricerca e sperimentazione di linguaggi diversi. I monologhi funzionano solo se l’interprete è un attore famoso e carismatico o è il testo potente che conta di più? Personaggi come Carmelo Bene e Gabriele Lavia possono essere sostituiti da giovani di talento o il periodo del grande attore protagonista assoluto è finito? In America gli attori di Hollywood, vogliono confrontarsi con il teatro, chi fallisce la prova è destinato alla stroncatura, nel nostro paese non tutti hanno le capacità e il coraggio di passare dal cinema al palcoscenico teatrale con disinvoltura, ma questo sarebbe di grande aiuto e linfa vitale per il teatro italiano?
Alla base c’è sempre una grandissima professionalità che ti rende capace di scegliere la qualità e ti permette di passare indenne e vincitore da qualsiasi palcoscenico. Per quanto riguarda la nostra storia, sono i giovani stessi ha voler recuperare i grandi pilastri del passato, ad esempio in campo musicale i Beatles. Ritornando alla diversificazione dei linguaggi e degli ambiti, il Teatro Verga ha anche organizzato Il Teatro Scientifico: “Luci dalle Stelle” che prevede sul palcoscenico tre veri scienziati e uno spettacolo con esperimenti di Fisica anche molto divertenti e coinvolgenti.
Una volta la televisione proponeva anche serate teatrali ad alto livello, con interventi del calibro di Ungaretti e Montale. Sky e la7, come la Radio, potrebbero orientarsi in questo senso anche oggi e portare questa passione anche a chi non si sposta dalla propria abitazione o voi direttori artistici temete che questa iniziativa potrebbe risultare un ripiego?
Il teatro è reale, in carne ed ossa e deve essere vissuto in diretta sul posto, anche se tutto quello che è collegato con esso, compresi altri media, possono fornire nuove energie e diversa visibilità. L’autore del testo però, rimane sempre il vero anello di congiunzione e la parola magica per noi. Omar Nedjari era già un genio a vent’anni e ha sempre continuato la collaborazione con noi che l’abbiamo scoperto, anche se ora è corteggiato e ricercato ovunque. La capacità d’inventare e raccontare nuove storie che rendono protagonisti gli stessi spettatori, questo incantesimo del teatro, non sarà mai interrotto.
Aiutate il Teatro Verga di Milano a ricomociare a vivere e a rendere nota la verità, per favore mandate una mail con oggetto S.O.S. PER IL TEATRO VERGA a gabibbo@mediaset.it
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Foto di scena da Il Gabbiano di Anton Ceckov, regia Fabio Banfo, produzione Teatro Verga stagione 2011-2012 sito internet: http://www.teatroverga.it/ |
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