“La meravigliosa inadeguatezza della Pittura”
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Il gallerista Enzo Cannaviello |
La storia dell’arte italiana, è stata costellata nel passato da artisti che hanno inteso la pittura, pur con i paletti e i limiti dell’iconografia religiosa, come un ponte tra diverse discipline e come territorio di immense innovazioni e straordinarie sperimentazioni sia visive che intellettuali. Giotto, anima e umanizza le statiche figure bizantine, Michelangelo, nella perfezione della forma, si confronta con il divino, Raffaello nelle sue stanze apre un dialogo con la filosofia, Leonardo inventa con la scienza, Piero della Francesca innesca la prospettiva e Caravaggio utilizza come al cinema la luce, per illuminare una rivoluzione sociale: i derelitti seduti di fianco al figlio di Dio. Saranno poi i Futuristi, esaltando la deformazione della forma in movimento, a distinguersi, nell’ambito delle avanguardie storiche. Dopo l’apoteosi dell’astrattismo e dell’Informale e la distruzione della figurazione, per indagare lo spazio oltre e fuori la tela, Manzoni, Burri e Fontana aprono la strada al Concettuale, al Minimalismo e all’Arte Povera. L’utilizzo di tecniche miste con i media segna il passo alla video-arte, all’installazione e alla performance, l’immagine dipinta e la fotografia in Italia, che procedono parallelamente. Mentre il pittore inglese Francis Bacon, attraverso la potenza delle sue figure deformi e avvitate, urla l’orrore e le atrocità della storia, alla fine degli anni 70’, Achille Bonito Oliva lancia la bomba della Transavanguardia. Parallelamente ad un profondo cambiamento politico, filosofico e sociale, rinasce la pittura, in tutte le sue declinazioni e nuove connotazioni, dal colore cangiante, alla figurazione. E’ in questo caotico crocevia, che si colloca l’esperienza del gallerista Enzo Cannaviello e il suo impegno teorico e d’investimento per i protagonisti del Neoespressionismo Tedesco e i Nuovi Selvaggi, in particolare.