Direttore: Daniel Barenboim; Regia: Debora Warner; Scene e costumi: Chloe Obolensky; Interpreti principali: Anja Kampe, Klaus Florian Vogt-Jonas Kaufmann, Falck Struckmann, Kwangchul Joun, Peter Mattei.
Dal 7 al 23 dicembre 2014.
di Carlo Schiavoni
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Anja Kampe è stata protagonista di Fidelio di Beethoven alla Scala nelle vesti di Leonora/ Fidelio (crediti fotografici: Teatro alla Scala@ Brescia&Amisano) |
Il “Fidelio” di Ludwig van Beethoven ha concluso la direzione musicale
di Daniel Barenboim, apertasi nell’ormai lontano 2005 con una memorabile
esecuzione della Nona sinfonia del sommo Ludwig. Il saluto di Barenboim alla
Scala, accompagnato dall’affetto, a volte tumultuoso, a volte indisciplinato,
del pubblico, si è protratto per tutto il mese di dicembre, affiancando alle
recite di “Fidelio” , l’integrale delle sonate “complete” di Franz Schubert.
Barenboim sceglie di aprire
“Fidelio” non con la sinfonia ,che Beethoven scrisse nel 1814 per la versione
definitiva del proprio capolavoro e che ci porta immediatamente nel mezzo
dell’azione, senza contenere riferimenti ai temi dell’opera, ma con l’ouverture
“Leonora 2”. Quest’ultima fu la sinfonia delle prime recite del 1805, mentre la
“Leonora 1” venne scartata già nel corso delle prove. Verissimo che la versione
prescelta della sinfonia, così come la successiva e più compiuta “Leonora 3”,
racchiude in sé tutti i temi dell’opera. E’ dunque un “errore” drammaturgico e
teatrale, volerla eseguire quale ouverture…Ma la perentorietà dell’esecuzione,
offerta dal Maestro Barenboim e dall’orchestra scaligera , è tale da dissipare
ogni dubbio e giustificarne la scelta. Anja Kampe, che fu allieva
dell’Accademia del Teatro negli anni 90,
è oggi la Leonore per eccellenza:alla Scala si è capito perché. Accanto
a lei, nel ruolo di Florestano, Klaus Florian Vogt: esibisce voce limpida e chiara,
ma ,al contempo, potentissima, a dimostrazione di una tecnica di canto di prim’ordine.
Timbro scuro e brunito ha
dimostrato, dal canto suo, Jonas Kaufmann nella recita del 10 dicembre, in cui ha
sostituito il collega malato. Meno felice la prova di Falck Struckmann, che
affronta di forza il ruolo di Don Pizzarro, rivelandosi monocorde e monotono. Mojca
Erdmann e Florian Hoffmann conferiscono accenti mozartiani alle parti di
Marzeline e Jaquino.
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La fotografia ritrae Mojca Erdmann, Marzelline, ed il basso coreano Kwangchul Youn, ottimo Rocco, nelle prime scene di Fidelio (crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia&Amisano) |
Un cammeo è infine Peter Mattei quale Don Ferrando. Debora Warner affronta per la seconda
volta l’allestimento di Fidelio. La prima volta risale al lontano 2001 quando
lo allestì per il festival di Glyndebourne, spostandone l’azione all’epoca
della guerra in Kosovo. La regista rinuncia ora ad una precisa collocazione
temporale: sceglie di ambientarlo in una fabbrica dismessa..Ma potrebbe
benissimo essere una di quelle case semidistrutte, a cui ci hanno, ahimè,
abituato le immagini televisive.
Dunque non stupisce che non vi sia più traccia
di carcerieri; essi sono
sostituiti da operai. La ronda delle sentinelle lascia il posto ad una partita
di pallacanestro tra gli occupanti della fabbrica. Esempio di come le libertà registiche si
sostituiscano alla volontà dell’autore…Allo stesso modo, la regista Debora
Warner arriva a prevedere l’uccisione
di Don Pizzarro , senza che le didascalie al testo autorizzino una tale licenza…
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