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Il Maestro Riccardo Chailly qui sul podio della Filarmonica della Scala (crediti fotografici: Teatro alla Scala@Marco Brescia) |
L’esecuzione dell’Ottava sinfonia di Gustav Mahler, tenuta a
battesimo dal compositore stesso il 12 settembre 1910 a Monaco di Baviera, detta
anche sinfonia dei mille per lo stuolo di esecutori che essa richiede, ha
segnato uno dei vertici della presente stagione dell’orchestra sinfonica
Giuseppe Verdi di Milano.
Le note dell’Ottava sinfonia di Mahler risuonarono a
Milano, per l’ultima volta, negli anni ottanta; l’esecuzione fu allora affidata
alla benemerita e mai abbastanza compianta orchestra della RAI di Milano, per
la direzione del Maestro Riccardo Chailly. Il concerto allora si tenne in un tendone da circo, chiamato,
all’epoca, “Palatrussardi”. L’ottava
sinfonia di Mahler avrebbe dovuto segnare altresì il ritorno di Claudio Abbado
sul podio della Scala nell’ottobre 2012. Ma gli squilibri dell’affascinante
sinfonia, lo spinsero ad accantonare il progetto e ad optare per la sesta
sinfonia del compositore boemo.
Ed è proprio il Maestro Riccardo Chailly, a testimonianza di
una indiscussa fede Mahleriana, che l’orchestra Verdi ritrova sul proprio
podio, dopo otto anni di assenza. Non si possono tacere i progressi che le
condizioni d’ascolto hanno compiuto, in questi decenni, a Milano chè
l’attesissimo concerto è stato ospitato al Centro Congressi MI. CO,eretto alla
vecchia Fiera e descritto dalle cronache come tra i più grandi d’Europa.
E tuttavia, l’acustica della grande sala, nonostante la
conchiglia in legno che circonda l’orchestra, rimane insoddisfacente. Troppo
forte è il rumore dell’impianto di condizionamento; il suono degli archi non
giunge nitido; sono invece chiari e nitidi gli ottoni. Un vero peccato che non
sia stato sfruttato per l’occasione il Teatro degli Arcimboldi, la cui acustica
calda meglio si adatta a tali esecuzioni sinfoniche. Se l’esecuzione risulta
avvincente, lo si deve all’ entusiasmo e alla fede mahleriana del maestro Riccardo Chailly, la cui
visione unitaria dell’opera fa dimenticare agli ascoltatori quanto essa sia
problematica. Si pensi solo alla disparità dei testi musicati: se il primo
movimento è dedicato al Veni Creator Spiritus, il secondo movimento è permeato
da uno dei vertici assoluti della poesia: il finale del Faust di Goethe. Ricordiamo
che Riccardo Chailly fu , per lunghi anni, alla guida del Konzertgebouw di
Amsterdam, orchestra mahleriana per eccellenza. Dello stuolo di esecutori,
citeremo , oltre all’orchestra Verdi, il coro sinfonico di Milano, il coro di
voci bianche della Verdi, lo splendido coro Orfeon Donostiarra. Tra i solisti spiccano il possente basso
Samuel Joun; il baritono Markus Werba e le voci femminili di Riccarda Merbeth, Lioba Braun ,
Manuela Uhl.
Carlo Schiavoni
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