“Progetto
Itaca: un viaggio nella mente, un luogo dove approdare”
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Ughetta Radice Fossati - Segretario Generale di Progetto Itaca Onlus |
La
psicanalisi e le differenti patologie legate ai disturbi mentali sono state
oggetto, nel corso degli anni, di convegni, articoli, saggi, romanzi e perfino
di sceneggiature reali o romanzate, da parte di registi italiani e stranieri.
Anche in diversi ambiti artistici, dall’arte visiva alla performance, dal
teatro alla video arte, i percorsi e le avventure della psiche sono diventati
spesso protagonisti di progetti e opere teoriche e visive. Nonostante questo
fermento ed elaborazione sull’argomento, in Italia si percepisce ancora oggi
una reticenza generale ad approfondire queste tematiche, sia dal punto di vista
medico che sociale e le Istituzioni non investono in questo
importante settore della salute sufficienti risorse.
Nel nostro paese, come per altre realtà estremamente urgenti, sono poi i
privati e i singoli cittadini a scendere in campo e mettere in moto iniziative
sul piano pratico ed etico. Un caso emblematico è quello di Progetto Itaca, che
nasce a Milano nel 1999, per volontà di alcuni volontari tra i quali Ughetta
Radice Fossati, detta Gughi Orlando, attuale Segretario Generale, che insieme
ad altri sei fondatori coinvolti in prima persona per le loro esperienze
personali e familiari decide di iniziare ad attivarsi in modo concreto. Lo
scopo principale è affiancare le famiglie dei malati, che troppo spesso vengono
abbandonate e si sentono sole e impreparate di fronte all’insorgere e alla
manifestazione del disturbo bipolare e di altre forme patologiche poco
conosciute.
Il Progetto Itaca si pone come obiettivi principali la prevenzione,
l’informazione e il sostegno attraverso i volontari, al fine di arrivare alla
riabilitazione e all’inserimento del malato nella società civile e
professionale.
Ispirandosi ai trecento centri attivi in tutto il mondo che seguono il
modello “Clubhouse International”, Progetto Itaca inaugura e attiva il primo Club
Itaca nel 2005 a Milano. Uno spazio dove i malati dai diciotto ai
quarantacinque anni possono, come soci, stare durante il giorno e svolgere
attività intellettuali, di svago e apprendimento, coordinate da alcune persone
di staff che hanno avuto formazione specifica negli USA, allo scopo di
affiancare le cure farmacologiche che spesso da sole non sono sufficienti per permettere
alla persona di riprendere una buona qualità e ritmo di vita.
Tuttavia, Club Itaca, non è un centro di raccolta e di parcheggio, che vuole
sostituire le famiglie. Il progetto è finalizzato ad offrire e una prospettiva concreta
alle persone malate, che dopo un periodo, diverso per ognuna, saranno pronte ad
affrontare la vita reale ed eventuali impegni sociali e di lavoro. Non si
tratta di una tappa obbligata per tutti ma alcuni “Soci”, (che non vengono mai
chiamati pazienti o utenti), grazie all’esperienza nel Club hanno avuto una nuova opportunità e ce l’hanno
fatta. Dal 2005 ad oggi i soci di Club Itaca hanno firmato 115 contratti di
lavoro! (tirocini, stage, contratti a tempo determinato e indeterminato). Questo
risultato rende l’impegno di Progetto Itaca ancora più importante e degno di
essere sostenuto da tutti noi.
Con le numerose iniziative promosse nel corso degli anni, la diffusione
della rete, il volontariato, l’esperienza di Club Itaca si è trasferita anche a
Roma, Firenze e Palermo e attualmente si sta avviando a Genova, Parma e Napoli.
Il viaggio nella mente non spaventa più, non si affronta in incognito, come una
navigazione solitaria e senza meta. Progetto Itaca insegna e dimostra ogni
giorno che avere paura e fingere non hanno più senso ed esistono luoghi dove
approdare, ritrovare se stessi ed essere ascoltati.
http://www.progettoitaca.org/
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Un gruppo formato da volontari e staff dell'Associazione durane uno dei consueti incontri |
Esiste una lista di attesa per accedere e poter far parte di Club Itaca come
socio? Non essendoci strutture alternative, riuscite ad accogliere tutte le
richieste? Come mai avete ristretto la fascia d’età, escludendo i più anziani e
gli adolescenti, che possono essere tendenzialmente i più colpiti dalla
depressione?
C’è una lista di attesa perché purtroppo il
bisogno è grande e lo spazio della nostra sede è limitato; stiamo cercando a
Milano una sede più grande, circa 700/800 mq.
Le persone più anziane di 45 anni non sono
escluse da Club Itaca, il socio, rimane socio a vita, ma cerchiamo di inserire
le persone quando sono abbastanza giovani per pensare all’inserimento
lavorativo in aziende esterne che è l’obiettivo finale di Club Itaca.
Gli
adolescenti hanno un percorso diverso e non devono abbandonare la frequenza
scolastica.
Spesso le droghe e l’alcool diventano
abitudini consolidate e pericolosamente distruttive nei malati di patologie
mentali, che pensano di trovare sollievo e una via di uscita dall’emarginazione
e dallo smarrimento. A Club Itaca affrontate queste dipendenze o vi affiancate
ai centri ospedalieri specializzati, per continuare poi il recupero?
Esistono
centri specialistici per affrontare e risolvere il problema della dipendenza da
sostanze e il problema della doppia diagnosi (disturbo mentale associato a
dipendenza da sostanze); le persone che hanno superato il problema possono
frequentare Club Itaca.
Negli anni, avete trovato appoggi e finanziamenti, ottenuti grazie alle
innumerevoli iniziative e manifestazioni da voi organizzate. Il comune di
Milano e il Sindaco in carica contribuiscono, almeno con il patrocinio, alla
divulgazione ed eventuali spazi?
Abbiamo una
collaborazione molto stretta con il Comune di Milano, Settore Politiche
sociali, che sostiene anche economicamente alcuni nostri progetti, e anche con
una rete di altre associazioni per la salute mentale, per dare insieme un
supporto alle persone malate e alle famiglie.
I medici e gli psichiatri, le strutture ospedaliere pubbliche, affiancano
il vostro operato e riuscite a coordinarvi con loro a beneficio della cura e
dei progressi dei malati? Le aspettative che infondete nei vostri soci sono
condivise sempre anche esternamente?
Cerchiamo di
collaborare con i servizi che si occupano della terapia, direi che in generale
c’è un buon rapporto, soprattutto con alcuni operatori che capiscono che
accanto alla terapia, che cura la malattia, è importante prendersi cura della persona,
di tutti quegli aspetti della vita che sono così importanti per il benessere;
questo possono fare le Associazioni di volontariato e una società più attenta e
accogliente.
La bulimia e l’anoressia sono estremamente diffuse e le tensioni, le
frustrazioni, i falsi miti, possono facilmente fomentare le nevrosi, gli
attacchi di panico e d’ansia. Il vostro compito è di far ritrovare fiducia in
se stessi ed equilibrio interiore, che sono fondamentali per poter affrontare
la vita. Sono i giovani i soggetti più a rischio, secondo la vostra esperienza?
Le statistiche
dell’OMS dicono che il 75% delle persone che soffrono di disturbi mentali si
ammala tra i 15 e i 25 anni; evidentemente questo è il periodo della vita più a
rischio.
Negli Stati Uniti, nonostante il sistema sanitario non tuteli e non copra
le spese per le cure mediche, al di fuori del servizio privato, i Centri di
Ricerca e di sostegno per le malattie mentali, risultano estremamente avanzate
rispetto all’Italia. Il modello Clubhouse
stesso è stato realizzato da Progetto Itaca su un modello già esistente in USA.
Come spiegate questa arretratezza nella ricerca, a livello burocratico e nella
mentalità del nostro paese? Ogni anno che passa, grazie anche al vostro
contributo ed esempio, ci sono stati dei progressi?
Penso che in
Italia ci siano stati anche motivi ideologici che hanno ritardato i progressi
nel campo della psichiatria, e hanno addirittura rinforzato il pregiudizio
contro i farmaci psicotropi. La psichiatria comunque è stata trascurata in
generale anche negli altri paesi. Penso
che sia molto importante impegnarsi per l’obiettivo culturale di combattere i
pregiudizi e di rinforzare la speranza che le persone curate bene oggi possono
avere una buona qualità di vita; un cambiamento culturale non può essere
immediato e oggi si stanno facendo dei passi avanti.
I soci di Club Itaca al lavoro |
Quando il malato è un figlio, può essere molto difficile riconoscere,
all’inizio, i sintomi di una patologia mentale e saper gestire il malessere o
le crisi, che possono sorgere, per individuare poi le giuste cure. Progetto
Itaca, è anche un incoraggiamento a chiedere sostegno e a farsi aiutare per
imparare a convivere con la malattia e credere nella speranza di poter condurre
una vita normale?
Ancora oggi
molte persone pensano che da una malattia mentale grave non ci sia speranza di
guarigione, che sia causata da difetti o sbagli della persona e del suo
ambiente famigliare. Certamente combattere questo pregiudizio è uno degli
obiettivi prioritari di Progetto Itaca.
Un punto di forza di Club Itaca è che il
malato non è trattato come un soggetto passivo ma come un socio, con voce in
capitolo riguardo alle attività da svolgere, i propri interessi e la
possibilità di scegliere il programma delle iniziative. Questo metodo prepara
al futuro. I genitori e i medici interferiscono in queste decisioni o sono
disposti a fare un passo indietro, lasciando questa responsabilità a Progetto
Itaca?
A Club Itaca
non ci sono medici, né specialisti della psichiatria, tutte le decisioni riguardo
alle attività e ai programmi sono condivise dai soci per consenso, affiancati
dalle persone di staff, che non sono operatori psichiatrici. I famigliari non
interferiscono con le iniziative di Club Itaca, ma sono coinvolti in altri
progetti dell’Associazione.
Uno dei nostri presidenti della Repubblica, Francesco Cossiga aveva
dichiarato di essere affetto da disturbo bipolare, ammettendo che, nonostante
le esternazioni e le dichiarazioni più azzardate, le decisioni migliori sono
state prese incanalando l’energia e la creatività dell’euforia in modo
costruttivo e progettuale. Riuscite con i vostri soci, quando succede, a fare
altrettanto?
I soci vengono
valorizzati per tutte le loro risorse; non penso che si possa generalizzare, ma
certamente in alcune persone molto dotate anche l’esperienza della malattia può
aumentare la sensibilità e la creatività.
In questo periodo di crisi economica e di licenziamenti, aumentano i casi
di suicidio e di disagio psichico. E’ anche per affrontare questo malessere
collettivo che avete deciso di aprire Club Itaca?
I nostri progetti sono nati prima e
indipendentemente dalla crisi economica; un grandissimo bisogno c’era anche
prima e siamo stati sollecitati da appelli di molte persone che si sono rivolte
a noi tramite il Numero Verde, Internet, contatti personali e passa parola a
portare i nostri progetti in altre città d’Italia, ma dovremmo disporre di
molte più risorse per rispondere anche minimamente alla grande mancanza di
informazione e di aiuto che c’è in questo campo.
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