"Leb wohl! Leb wohl mein lieber Schwan!" Lohengrin alla Scala
Lohengrin, musica di Richard Wagner
Direttore: Daniel Barenboim; Regia di Claus Guth; Scene e costumi di Christian Schmidt
Personaggi e interpreti: Jonas Kaufmann (Lohengrin); Renè Pape ( il Re); Anja Harteros (Elsa); Evelin Herlitzius (Ortrud); Tomas Tomasson (Telramund); Zeljco Lucic ( l'Araldo)
Teatro alla Scala: 4- 27 dicembre 2012
La stagione scaligera 2012-13 si è inaugurata con
“Lohengrin”, opera romantica in tre atti di Richard Wagner, per la direzione di
Daniel Barenboim, che conduce l’orchestra della Scala ad una prestazione
altissima, degna delle migliori orchestre d’Europa.
Tenne a battesimo l’opera,
l’amico Franz Liszt il 28 agosto 1850 a Weimar. “Tutta l’opera è un solo e
indivisibile prodigio” scrive Liszt pochi giorni dopo la prima al collega
compositore. In quel momento la Germania era bandita a Wagner. Aveva
partecipato alla rivoluzione di Dresda del maggio 1849 sull’onda dei moti
quarantotteschi in Italia, Francia e Austria. Wagner si espose scrivendo anche
alcuni articoli di giornale… Gli aspiranti rivoluzionari furono arrestati e Wagner riuscì a fuggire con una condanna a morte
sul capo. Dapprima si rifugiò, sotto falso nome , a Weimar, presso Liszt.
Quindi riparò in Svizzera, a Zurigo.
All’origine dell’opera vi è lo studio dei poemi medievali
tedeschi, in particolare del Perzeval di Wolfram von Eschenbach e del poema
anonimo Lohengrin.
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Jonas Kaufmann, protagonista di Lohengrin alla Scala fino al 27 dicembre. (crediti fotografici: Dietmer Scholz, scholzshootspeople) |
L’atmosfera di sogno in cui è calata l’opera, offre al
regista Claus Guth il destro per una interpretazione psicanalitica dell’opera,
coerente con la precedente messa in scena scaligera per “Die Frau ohne
Schatten”- “la Donna senz’ombra” di Richard Strauss: l’epoca delle vicende è
trasportata nel diciannovesimo secolo; il cavaliere è un antieroe, carico di
paure ed incertezze; Elsa è una donna nevrotica: così il nostro regista intende il termine “esaltata”-
schwaermerisch, con cui Richard Wagner descrive, nelle minuziose didascalie del libretto, l’apparizione
in scena di Elsa. Dell’amato cigno di Lohengrin, non restano che alcuni cenni,
sparsi in scena…
Non si può pensare ad una cifra di regia più lontana dal quel
“Lohengrin” che inaugurava la stagione il 7 dicembre 1981, sotto la bacchetta
di Claudio Abbado. Nel memorabile allestimento di Giorgio Strehler ed Ezio
Frigerio, colunne scure delimitavano il palcoscenico, in cui si muovevano, con
forte resa spettacolare, i cavalieri, calati in argenteo baluginare di corazze.
Oggi sono protagonisti i migliori interpreti possibili. Citeremo,
in primis, Jonas Kaufmann, tenore dal timbro brunito, che sfoggia una tecnica
vocale e di respirazione senza eguali; e poi Anja Harteros, che ha potuto
calarsi nei panni di Elsa solo dalla quarta rappresentazione, conquista con
il suo carisma, il dominio della
scena e lo squisito timbro di soprano lirico, che la rende interprete ideale di
tanta parte del repertorio del teatro in musica, non solo tedesco; Evelin
Herlitzius, che sbalza un Ortruda di impressionante carattere e tempra vocale; infine
Renè Pape, che oggi non ha confronti nel ruolo di Wotan, è un Re lussuoso.
Non possiamo dimenticare l’Elsa della prima, la berlinese Annette
Dasch, che con sola mezza giornata di prove, si cala nella parte dell’eroina
wagneriana con perfetta aderenza al disegno musicale di Barenboim e alle indicazioni di regia di Claus
Guth.
(Note a cura di Carlo Schiavoni)
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