giovedì 22 gennaio 2015

LA GRANDE MUSICA: "FIDELIO" DI LUDWIG VAN BEETHOVEN ALLA SCALA
Direttore: Daniel Barenboim; Regia: Debora Warner; Scene e costumi: Chloe Obolensky; Interpreti principali: Anja Kampe, Klaus Florian Vogt-Jonas Kaufmann, Falck Struckmann, Kwangchul Joun, Peter Mattei. 
Dal 7 al 23 dicembre 2014.

di Carlo Schiavoni


Anja Kampe è stata protagonista di Fidelio di Beethoven alla Scala nelle vesti di Leonora/ Fidelio (crediti fotografici: Teatro alla Scala@ Brescia&Amisano)

Il “Fidelio” di Ludwig van Beethoven ha concluso la direzione musicale di Daniel Barenboim, apertasi nell’ormai lontano 2005 con una memorabile esecuzione della Nona sinfonia del sommo Ludwig. Il saluto di Barenboim alla Scala, accompagnato dall’affetto, a volte tumultuoso, a volte indisciplinato, del pubblico, si è protratto per tutto il mese di dicembre, affiancando alle recite di “Fidelio” , l’integrale delle sonate “complete” di Franz Schubert.



Barenboim sceglie di aprire “Fidelio” non con la sinfonia ,che Beethoven scrisse nel 1814 per la versione definitiva del proprio capolavoro e che ci porta immediatamente nel mezzo dell’azione, senza contenere riferimenti ai temi dell’opera, ma con l’ouverture “Leonora 2”. Quest’ultima fu la sinfonia delle prime recite del 1805, mentre la “Leonora 1” venne scartata già nel corso delle prove. Verissimo che la versione prescelta della sinfonia, così come la successiva e più compiuta “Leonora 3”, racchiude in sé tutti i temi dell’opera. E’ dunque un “errore” drammaturgico e teatrale, volerla eseguire quale ouverture…Ma la perentorietà dell’esecuzione, offerta dal Maestro Barenboim e dall’orchestra scaligera , è tale da dissipare ogni dubbio e giustificarne la scelta. Anja Kampe, che fu allieva dell’Accademia del Teatro negli anni 90,  è oggi la Leonore per eccellenza:alla Scala si è capito perché. Accanto a lei, nel ruolo di Florestano, Klaus Florian Vogt: esibisce voce limpida e chiara, ma ,al contempo, potentissima, a dimostrazione di una tecnica di canto di prim’ordine.  Timbro scuro e brunito ha dimostrato, dal canto suo, Jonas Kaufmann nella recita del 10 dicembre, in cui ha sostituito il collega malato. Meno felice la prova di Falck Struckmann, che affronta di forza il ruolo di Don Pizzarro, rivelandosi monocorde e monotono. Mojca Erdmann e Florian Hoffmann conferiscono accenti mozartiani alle parti di Marzeline e Jaquino. 
La fotografia ritrae Mojca Erdmann, Marzelline, ed il basso coreano Kwangchul Youn,  ottimo Rocco, nelle prime scene di Fidelio (crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia&Amisano)

Un cammeo è infine Peter Mattei quale Don Ferrando.  Debora Warner affronta per la seconda volta l’allestimento di Fidelio. La prima volta risale al lontano 2001 quando lo allestì per il festival di Glyndebourne, spostandone l’azione all’epoca della guerra in Kosovo. La regista rinuncia ora ad una precisa collocazione temporale: sceglie di ambientarlo in una fabbrica dismessa..Ma potrebbe benissimo essere una di quelle case semidistrutte, a cui ci hanno, ahimè, abituato le immagini televisive. 
Un momento della scena finale di Fidelio alla Scala: si riconoscono, al centro, Peter Mattei, Don Ferrando, e seduto, Klaus Florian Vogt, Florestano. (crediti fotografici: Teatro alla Scala@Brescia&Amisano)
Dunque non stupisce che non vi sia più traccia  di carcerieri; essi sono sostituiti da operai. La ronda delle sentinelle lascia il posto ad una partita di pallacanestro tra gli occupanti della  fabbrica. Esempio di come le libertà registiche si sostituiscano alla volontà dell’autore…Allo stesso modo, la regista Debora Warner  arriva a prevedere l’uccisione di Don Pizzarro , senza che le didascalie al testo autorizzino una tale licenza…

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