Parsifal di Richard Wagner al Festival di Pasqua di Salisburgo; 23 marzo- 1 aprile 2013
Richard Wagner-Parsifal; Saechsische Staatskapelle Dresden; Direttore: Christian Thielemann; regia: Michael Schulz; scene e costumi: Alexander Polzin; Parsifal: Johann Botha; Kundry: Michaela Schuster; Gurnemanz: Stephen Milling; Amfortas e Klingsor: Wolgang Koch.
Coproduzione: Semper Oper, Dresda; Teatro Real, Madrid; Beijing Music Festival.
Quando nel 2011 i Berliner Philharmoniker annunciarono che
non avrebbero più proseguito la loro collaborazione con il festival di Pasqua
di Salisburgo, pochi avrebbero scommesso sulla sopravvivenza del glorioso
festival, fondato da Herbert von Karajan.
I Berliner lamentavano le costrizioni
subite nella programmazione artistica di un festival basato su finanziamenti
privati, per il 90 % del budget. A Baden- Baden, avrebbero trovato una maggiore
libertà così da presentare un programma più ricco, più vario e informale di
quanto non fosse stato possibile fino ad allora. Così i Berliner decisero il
divorzio ….
Con un vero colpo di teatro, degno degli impresari teatrali
del tempo che fu, il sovrintendente del Festival di Pasqua di Salisburgo, Peter
Alward, si assicurò la collaborazione della Statskapelle di Dresda, e del suo
direttore musicale, Christian Thielemann. La Statskapelle di Dresda è tra le
orchestre nobili d’Europa, depositari della nostra eredità culturale, risalendo
le sue origini al 1548. Oggi la
Staatskapelle di Dresda è l’orchestra dal suono “tedesco” per eccellenza. Lo
dimostra ancora una volta nel Parsifal, che ha inaugurato la nuova era del
festival pasquale di Salisburgo, sotto la direzione del Maestro Christian
Thielemann: gli archi sfoggiano un suono brunito senza eguali; caldi suonano i
legni; limpidi gli ottoni. Orchestra
e direttore sembrano avere già instaurato una intesa profonda: “Il tempo qui
diventa spazio” canta Gurnemanz; ogni sensazione temporale si annulla per lo
spettatore di questo Parsifal; le quasi due ore del primo atto sembrano pochi
minuti così come i sessanta minuti del terzo atto, attesa la dimensione rarefatta
in cui il Maestro Thielemann cala l’opera. Tutto il cast può dare il meglio di
sé, tanto più che il Maestro si dimostra al contempo un ottimo accompagnatore
delle voci, visto l’equilibrio raggiunto tra buca e palcoscenico. Stephan
Minning si dimostra autorevole Gurnemanz per tenuta vocale e presenza scenica; degno della massima ammirazione è Wolfgang Koch, capace di affrontare
entrambi i ruoli di Amfortas e Klingsor, giungendo altresì stremato al termine
della rappresentazione; Johann Botha , nella parte eponima, non brilla certo
per doti di attore; anzi sul palcoscenico sembra quasi muoversi a fatica, ma
sfoggia appieno il timbro eroico, richiesto dalla parte; Michaela Schuster è
una Kundry ideale e di rara intelligenza musicale. I ruoli secondari sono
cantati con assoluta proprietà di stile e di fraseggio, a cominciare dalla “Fanciulle
Fiore”, capeggiate da Eva Liebau. Ottimi infine entrambi i cori della Semper Oper e della Bayerische Staatsoper.
Deludente è invece la realizzazione scenica di Michael
Schulz, ispirata ai criteri del teatro di regia. Nel primo atto i cavalieri del
Gral si muovono in tute da astronauti….; né le idee, a cominciare dalla identificazione
tra Amfortas e Klingsor, appaiono compiutamente realizzate.
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