giovedì 18 luglio 2013

Storie Reali presenta: INTERVISTA A FERDINANDO BRACHETTI PERETTI

Natura, magnifica ossessione


Sono remoti, i mondi creati da Ferdinando Brachetti Peretti, rispetto all’ambito professionale dal quale proviene.
L'erede dell’importante famiglia Brachetti Peretti, classe 1960, Presidente e amministratore delegato della società energetica italiana API Group, ha saputo far conciliare, con il suo lavoro di imprenditore, le sue passioni per l'arte contemporanea, i viaggi e la fotografia e trasformarle in opere d'arte esposte anche alla Biennale di Venezia.
Visioni riconducibili ai quadri di Henri Rousseau: savane e paesaggi africani, con la vegetazione e la fauna di un paradiso perduto.
Con lo stesso spirito pionieristico ed avventuroso, Ferdinando Brachetti Peretti, s’inoltra nei suoi magnifici scorci, che catturati dall’obbiettivo fotografico, saranno rielaborati poi, attraverso vari processi digitali, per poi stamparle.
Consapevole, che una certa natura sognata e immaginata esiste solo in pochi posti ormai, dopo averla fotografata, la ricrea nell’elaborazione digitale, con cieli movimentati e densi di nubi e una vegetazione resa piu’ suggestiva. Successivamente in queste pianure selvagge, a volte vengono aggiunti gli animali.
La svolta decisiva nella sua ricerca visiva, è documentata dalla sua presenza alla Biennale di Venezia del 2011.In quel caso il paesaggio scompare e diventa protagonista assoluto l’animale. Un’opera di varie fotografie, dal nome “Hidden Soul”, dove i colori dell’interno del corpo vengono evidenziati all’interno del corpo della zebra, alternandosi alle strisce bianche.
Una metafora forse, che mette in luce oltre che l’animale, il suo lato piu’ segreto,la sua “anima nascosta”.
Una natura assente e destrutturata, dove un cervo rimane immobilizzato elegantemente dalle funi tese. Non è un trofeo o una gabbia, ma una trappola nel quale probabilmente l’artista imprigiona simbolicamente, una parte di noi che abbiamo irrimediabilmente perso.

The Forest

Le fotografie che hai scattato dei paesaggi, che sono serviti poi per le composizioni delle tue opere, sono i paesi che hai visitato. Essere un abile fotografo, non ti è parso sufficiente? Potevi limitarti a delle originali immagini fotografiche, invece le hai poi trasformate, giocando sull’effetto negativo ed elaborando la stampa. L’elemento pittorico è percepibile nei tuoi lavori. Qual è il segreto tecnico per ottenere questi risultati? Sperimenti più in studio, nella camera oscura o anche all’aperto, sfruttando la luce?
E’ evidente che le foto originali che ho scattato sono il frutto di cio’ che attrae la mia attenzione. Il mio modo di fotografare non e’ mai preparato o posato, ma istintivo e improvvisato, tanto da aver anche fatto scatti con piccole macchine digitali non professionali o addirittura alcune col telefonino.
L’elemento tecnico e’ dato dal modo in cui voglio rappresentare l’immagine, usando gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione.

L ’essere umano non è presente nelle tue opere. E alla fine, tagli fuori perfino il paesaggio, per concentrarti sull’animale come protagonista. Magnifica ossessione la natura per te! Gli ecologisti ed gli ambientalisti, si troverebbero in perfetta sintonia con questa tua visione. Il risultato finale dei tuoi “cold view”, come tu stesso definisci, è però, un effetto di fredda distanza e distacco dallo spettatore, destinato a rimanere tale e non avere accesso. Come al Museo di Scienze Naturali dove osserviamo dei diorami. Ti riconosci in questa interpretazione di “still life”?
A dire il vero l’essere umano e’ presente nelle mie foto, ma viene raffigurato senza un’impostazione precisa e solo se lo ritengo “diverso” da cio’ che solitamente siamo abituati a vedere.
I paesaggi sono una delle mie prerogative che si possono vedere in molti lavori cercando di settorializzare per temi diversi le opere realizzate.
Si, chi guarda le mie foto spesso rimane solo un osservatore di una realtà forse distante, fantasiosa, sovrastante, a volte inquietante…

Hidden Soul

Nell’opera della Biennale, “Hidden Soul”. la tua zebra non è statica ma vibrante, poiché percorsa ed invasa da una corrente di colori. In questo caso però, l’animale anche se estrapolato dal paesaggio, appare scalpitante e non minacciato. In un tuo successivo lavoro invece, un cervo è ritratto sospeso, ad occhi aperti e legato a delle funi. Elegante ma prigioniero. E’ una metafora apocalittica, che in un futuro immagini per gli animali selvaggi ancora liberi? O siamo noi stessi che imprigioniamo i nostri sogni e distruggiamo la bellezza sopravissuta?
Ho cercato di rappresentare in modo inusuale e diretto cio’ che succede nei paesi africani.
La metafora e’ quella di dar vita, forma ed impatto visivo “senza tentare macabre ricostruzioni anatomiche, rendendo elegante dignita’ a cio’ che resta, strappandolo per sempre all’oscenita’ della morte”, come disse di me l’amato Gualtiero Jacopetti nella presentazione ufficiale che fece per la Biennale di Venezia.

Breton , il teorico e filosofo del gruppo Surrealista, sosteneva che l’artista deve potersi concentrare solo sul proprio lavoro artistico, ma ci sono casi, come quello di Fausto Melotti, ingegnere, che smentiscono questa tesi. Qual è la tua opinione al riguardo? Il tuo incarico come amministratore delegato all’API (Anonima Petroli Italiana S.p.a.) non ti ha tolto energie e tempo alla tua passione e professione artistica?Sono d’accordo con Breton ! Ma per arrivare al lavoro artistico, bisogna prima costruire la base da cui partire, lo scatto con la giusta inquadratura che dia l’emozione da me ricercata.
Il mio lavoro di imprenditore non mi ha permesso di esprimermi nelle foto che faccio da 30 anni, per lungo tempo. Vendevo da giovane foto alle riviste di natura, geografia e viaggi. Con l’avvento del digitale ho ripreso e scannerizzato vecchi scatti per poterli rendere piu’ attuali ed elaborato i nuovi fatti nei miei continui viaggi.

Quali artisti del passato o attuali sono un riferimento per la tua ricerca? I fotografi che lavorano per “National Geographic”, ormai grandi maestri del paesaggio e le fotografie, che non documentano più solo un luogo dal punto di vista geografico e naturalistico, ma risultano quadri iperrealisti dalle infinite suggestioni? o invece la serigrafia di Warhol, che cristallizza e rende artificiale il viso di Marylin come il barattolo della Campbell?
Direi che mi piace provare a mettere insieme i due riferimenti, a seconda dei soggetti a cui sto lavorando.

In un quadro del tuo passato, orsi e cervi convivono insieme senza ferocia, la preda e il cacciatore non sono contemplati, in armonia come nell’Eden. E’ quello che tentavi di ricreare, una favola che poi era destinata ad esaurirsi in quel ciclo di lavori?
In quel quadro ho cercato di ricreare quell’armonia nella foresta innevata(creata da una foto fatta d’estate in UK…), fra varie specie di animali selvatici che hanno ben poco in comune, arrivando a inserire anche un panda su un albero !L’irrealita’ spesso non viene percepita e trasforma la realta’ in una favola impercettibile.

Progetti per il futuro? Ci sarà sempre posto per l’arte nella tua vita? Sei d’accordo sul fatto di chi sostiene che l’artista o chi si ostina a fare arte, è in realtà in continua ricerca di qualcosa che non ha ancora trovato nel mondo?
Non so se ci sara’ sempre spazio per impegnarmi nell’esposizione dei miei lavori, sicuramente per l’arte si !
E’ comunque sempre piu’ difficile realizzare cio’ che gia’ non esiste, usando tecniche diverse da altri, dando diverse “texture” alle foto ma con l’attenzione a far in modo che l’idea si sviluppi naturalmente e non preoccupandosi di immedesimarsi in lavori altrui…..

Un’antologica sul tuo lavoro è già avvenuta in una galleria di Madrid. Un’ulteriore sviluppo in altri paesi è ipotizzabile e già in atto. Anche tu pensi che per valorizzare il lavoro di un artista occorre portarlo fuori dall’Italia, all’estero? Ad esempio Cina o Germania?
A Madrid ho esposto 35 fotografie solo sugli animali africani.. il tema della mostra era quello di far vedere cosa c’e’ oltre all’animale, “l’anima nascosta” che forse rispecchia anche la mia.In Italia ho partecipato a varie fiere di arte contemporanea con temi e soggetti diversi come i paesaggi “freddi” e con foto surreali di alberi particolari. Dovrei partecipare nel 2014 alla Biennale Cina-Italia a Shanghai e ho in programma altre mostre in Inghilterra e in altri paesi.

In questo periodo di grande incertezza, quale consiglio daresti ad un giovane che vuole a tutti costi realizzare i suoi sogni? Bisogna aspettare ad avere una stabilità economica, creata da un’altra professione, come nel tuo caso, oppure lanciarsi senza un paracadute di sicurezza, concentrandosi sui propri progetti artistici?
Realizzare i propri sogni a qualsiasi costo senza fermarsi davanti alle prime difficolta’!!

Hanging

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