giovedì 4 luglio 2013

StorieReali presenta: INTERVISTA AD ALESSANDRO GUERRIERO, DIRETTORE DI "TAM TAM"

Vertigine dell'ignoto


La morbida geometria di “TAM TAM” : la “scuola estrema” fondata da Alessandro Guerriero, cerca di analizzare quello che succede nel punto in cui si incontrano la nostra immaginazione e il mondo.
Qual è il reale significato del fare creativo in rapporto alla realtà? Come agiscono su di noi a livello razionale ed inconscio le forme e il significato che attribuiamo agli oggetti? Le parole e le definizioni delle discipline artistiche hanno qualche significato nascosto nella nostra mente, influenzano la nostra immaginazione secondo modalità impreviste? Questo nuovo luogo d’incontro, dove “ognuno è una scuola”, vuole analizzare gli schemi dell’universo in cui viviamo. Il progetto, in tutte le sue manifestazioni, assume quindi una grande importanza. In Italia, dove il design ha lo stesso “peso invadente” della storia dell’arte antica, ripartire da capo, pur mantenendo la consapevolezza del passato, è un impresa non da poco. In un contesto globale, dove il paesaggio mentale e visivo sono stati stravolti e deformati, quest’avventura vuole forse contrastare gli effetti generati dall’unione tra ragione ed incubo, che hanno dominato questo secolo. Le strade da percorrere non sono, ovviamente, quelle già tracciate e convenzionali, ed è tramite l’attraversamento dell’incerto e del non definito, che insegnanti ed allievi cercano di proseguire. L’indagine è quindi concentrata sul rapporto di scambio che l’uomo instaura con il mondo, sull’insieme delle sue rappresentazioni mentali e sulle continue modificazioni dell’ambiente. E se questo rapporto di scambio rischia d’incepparsi e tutto gira troppo velocemente, non si deve più aver paura e timore di esprimere dubbi ed incertezze, perché è propria sull’invisibile e l’incompleto, l’assurdo e il non definito, che questa scuola atipica gioca e ipotizza la sua sfida futura. La tendenza all’omologazione e all’appiattimento rassicurante della cultura planetaria, non interessano a “TAM TAM “. Si riscopre così, il fascino della lentezza e come coraggiosi palombari, ha inizio l’immersione nelle acque profonde del reale, ancora inesplorate.
www.tam-tam-tam-org
Alessandro Guerriero



Alchimigrafo

In riferimento a “TAM TAM”, non si può evitare il parallelo storico, con la scuola Bauhaus a Weimar, in Germania, negli anni 1925 fino al 1929, guidata da Walter Gropius, che voleva riunire architettura, design e arte in un’unica visione. Anche nel vostro caso, i processi creativi che conducono all’idea e al progetto non sono più separati e distinti. Come interpretate la funzione dell’oggetto inventato? Come liberate la creazione dalle leggi spietate del mercato?
Cominciamo proprio dalle cosiddette “leggi spietate del mercato”. La prima cosa che mi viene da dire è che in realtà il mercato non esiste. E se non esiste il mercato non esistono neppure le sue “spietate leggi”. E dico questo nel senso che il mercato è una parola-sintesi che raggruppa una serie di realtà molto complesse: tanto complesse quanto lo sono le persone che lo formano. Progettisti, produttori, persone che scelgono e acquistano. Ciascuna con le proprie idee, le proprie difficoltà, le proprie fragilità, tenerezze, convinzioni e così via. Se guardiamo al mercato da questo punto di vista, allora ci accorgiamo subito che il problema è sempre quello dell’incontro tra un progetto e una serie di persone che possono o meno condividere questo progetto, che vi si riconoscono. Che scelgono di trasformare in realtà un progetto. Che scelgono di scegliere il risultato di questo progetto. Da questo punto di vista non c’è più nessuna “legge spietata”, ma solo persone che si incontrano, che si riconoscono. Tu parlavi di precedenti riferendoti al Bauhaus. Dal punto di vista del rapporto tra produzione e invenzione, io citerei invece “Alchimia”, lo studio che ho fondato negli anni ’70, dove, tra la fase teorica progettuale e quella produttiva industriale, non c’erano discrepanze o cesure ma un’ autentica coerenza e solida continuità. In un contesto sociale e storico diverso ,“TAM TAM “ continua dunque a non credere nel conflitto tra creatività e “mercato”. E questo tanto più che oggi non ci sono più ambiti privilegiati o regole fisse. Il centro è il progetto dinamico: un’invenzione totalmente libera ma immersa nel mondo reale.

Un altro antecedente, accade in Inghilterra, alla metà dell’800’, con “Arts and Crafts”. I suoi protagonisti William Morris e John Ruskinm puntarono ad un maggior coinvolgimento dello studente nella fase progettuale. Questo modello d’insegnamento, è stato anche da voi ripreso e attualizzato. L’insegnante rinuncia alla sua egemonia. Come reagiscono in generale gli studenti, a questo ribaltamento di ruoli?
Quello che sta sotto l’atteggiamento di “TAM TAM”, non è tanto il tema della “concessione”. La cosa che ci interessa non è tanto il concedere l’iniziativa e la partecipazione progettuale allo studente. Ciò che vogliamo mettere in atto è qualcosa di più profondo. Io sono convinto che si debba operare una vera e propria rivoluzione della teoria. Sono convinto che si debba lavorare in profondità non tanto su quella che potrebbe essere chiamata la “fusione” delle discipline, quanto piuttosto sullo spazio vuoto, sulle minime distanze che esistono tra una disciplina e l’altra: il vuoto della non ancora indagata sensibilità spirituale. La sfida di “TAM TAM” non parte quindi dalle competenze, dalle nozioni e dal modo di apprenderle. Non parte da un ribaltamento dei ruoli. A “TAM TAM” abbiamo introdotto materie e approfondimenti in campi apparentemente contraddittori fra di loro e a volte molto distanti. Per descrivere il mondo – e quindi per comprenderlo e per dare risposte diverse da quelle abituali – abbiamo adottato un approccio frammentato, come frammentario è il mondo. Un esempio emblematico è il corso di Tarshito in Puglia, che ha affrontato il problema della costruzione guardandole dal punto di vista scientifico e da quello spirituale: le varie discipline costruttive e l’abisso di profondità dello spirituale che le separa. E la cosa entusiasmante è che i giovani sono perfettamente in grado di comprendere e di elaborare la dialettica e la duplicità degli opposti e dei contrari. E, forse, questo è anche il risultato (uno dei risultati) dell’utilizzo del mondo web, che ha introdotto una più diffusa accessibilità a tutto quello che è sperimentale, oltre alle capacità del pensiero “multi-tasking”; Un pensiero che richiede costantemente la necessità di spostare l’attenzione da un argomento all’altro, anche senza che esistano collegamenti.

La scuola Bauhaus, nel tentativo di coinvolgere all’epoca la popolazione, volle organizzare delle feste , quella degli Aquiloni e del solstizio d’estate, senza ottenere l’effetto desiderato. Anche se “TAM TAM “, esiste da poco, come sono i rapporti con l’esterno, con le Accademie e Scuole professionali già esistenti e con i creativi e i design milanesi?
TAM TAM”, non assomiglia a nessuna istituzione presente. Né a qualcuna del passato. E non potrebbe essere diversamente, proprio perché (per quanto riguarda il passato) i problemi sono radicalmente diversi, se non – addirittura – opposti. Si pensi, ad esempio, al tema dello “sviluppo” rispetto al tema della “decrescita”. E per quanto riguarda il presente, anche se “TAM TAM” è sempre aperta al confronto e al dialogo, diciamo che non ci interessa ripercorre i modelli già esistenti. Proprio per quello che dicevo prima, la decisione è stata quella di non seguire mai una linea convenzionale e lineare. Ciò che ci interessa, ripeto, è la frammentazione dell’uomo moderno. È la possibilità – come avrebbe detto qualche filosofo del passato – di “insearci” tra un frammento e l’altro e da quella posizione privilegiata scrutarli, questi frammenti: scioglierli con la potenza dello sguardo progettuale. Fonderli in qualcosa di nuovo e di diverso.

Fino ad oggi, un giovane che voleva essere un designer, cercava di entrare in uno studio già avviato o partiva per l’estero, direzione: paesi scandinavi o Stati Uniti. Come riuscite a conciliare teoria e pratica, garantendo uno sbocco professionale, senza limitare la sfera intellettuale e di conoscenza?
Una voltasi diceva “Chi ha fatto il liceo classico e sceglie di fare matematica o fisica, dopo il primo anno di università si rivela nella maggior parte dei caso uno studente migliore”. Con “TAM TAM” è la medesima cosa. La nostra “ragion classica” è l’eclettismo. Un eclettismo che si traduce in uno strumento di esperienza e conoscenza infinite. Una specie di grimaldello che consente di immergersi nei vari aspetti della realtà, così da poter decodificare i meandri dell’immaginario collettivo e interagire con una dimensione più intima. E questo è essenziale, perché sia la collettività sia la persona non possono essere omologate l’una all’altra o edulcorate. Che si tratti di cambiare una stanza, o di interagire con un intero quartiere, gli aspetti sociali e antropologici non devono essere dissociati dall’entità del singolo individuo, fatto di storie e di spiritualità. Faccio un esempio: pensa ai progetti che si sviluppano lavorando con i carcerati. Per pensarli e per realizzarli, devi da un lato partire da quel luogo surreale e spietato che è il carcere. Ma poi devi ripartire da ogni unica e speciale storia di chi è in carcere, per elaborare insieme a lui progetti fantastici e inediti, che possono nascere soltanto lì.

Nella vostra scuola esiste perfino un corso che incoraggia le libere associazioni e che ha come obbiettivo il “niente”, il “non fare”. Fate riferimento alla psicoanalisi per far riaffiorare la leggerezza dell’invenzione, per liberarsi dai complessi del genio e dell’autoaffermazione personale?
La competizione assidua e la produzione sfrenata per dimostrare la propria egemonia economica ed intellettuale appartengono a logiche e dinamiche del passato. Una volta eliminata la barriera della “sfida” e ritrovato il rapporto tra spazio interno (il mentale) e quello esterno (il mondo), tutto è possibile. E nel silenzio del non fare, nel vuoto della noia, si profila ed emerge un nuovo scenario, in cui paesaggi artificiali si sposano e integrano con quelli naturali.

Uno dei corsi fondamentali, è quello delle “Forme e funzioni legate alle parole”. Il suo scopo ambizioso, è quello di inventare con la mente prima che manualmente e nel contempo creare un vocabolario parallelo, in sintonia con le cose?
Il collegamento fra oggetti e persone, si è inceppato. E, per molti aspetti, si potrebbe dire che addirittura si è invertito nel senso che oggi, in moltissimi casi, è l’oggetto a decidere il nome della persona. “TAM TAM” vuole tornare al Giardino dell’Eden, in cui tutto veniva condotto davanti ad Adamo affinché lui lo nominasse, gli assegnasse un nome. La parola, oggi, può inventare un nuovo vocabolario che sia capace di nominare in modo nuovo il mondo, trasformando l’ambiguità che lo contraddistingue in una ricchezza di elementi. Le opere d’arte o di design non riguardano soltanto i loro autori, ma soprattutto il mondo di tutti i giorni in cui vengono gettate e da cui nascono: incroci di impulsi spesso misteriosi ne sono l’origine e il fine.

Pratica Sociale e rispetto delle diversità, contro la logica del profitto, spiritualità e non solo concretezza, eco sostenibilità al posto di eccessiva spettacolarità e saper ascoltare il suono della materia, piuttosto che il rimbombo del lusso sfrenato. Per riscrivere la propria storia ed identità il design deve riscoprire la propria dimensione etica?
Rispondo parlando del concorso il “COMPASSO DI LATTA”, lanciato recentemente da “TAM TAM”. Innanzitutto una premessa: con questo premio non ci vogliamo opporre al “Compasso doro”. Noi siamo partiti dall’idea che l’industrial design, il design dell’epoca industriale, non è più adeguato a rispondere ai bisogni del nostro tempo. Che sono essenzialmente bisogni di responsabilità, dove questa parola è intesa in senso etimologico come la capacità di rispondere delle conseguenze del proprio fare. Che sono sempre conseguenze sociali, perché il nostro agire è sempre un agire nel e per il mondo, nella e per la società. Come ha detto Nadin Gordimer, “la responsabilità è ciò che ci attende fuori dell'Eden della creatività”. Da questo punto di vista, la risposta diretta alla tua domanda è “sì”, senza alcun dubbio. Un “sì” che attesta come la la responsabilità è l’etica di chi si rifiuta di celare un vuoto e una disgregazione imperante dietro la costruzione, ad esempio, di centri commerciali rassicuranti o di progettare Musei i quali, più che aiutare lo sviluppo del pensiero e la nascita delle emozioni produttive, sono funzionali soltanto alle conferme dei più scontati stereotipi. “Responsabilità” significa ribaltare completamente questo modo di fare. Aprire la strada a un vasto e inesplorato continente di possibilità narrative e visuali. Spalancare sotto i piedi degli interlocutori la vertigine senza rete dell’ignoto.


Mobile Re-Design


Nella selezione degli studenti, chi era autenticamente folle e divertente nella sua originalità, è stato preferito a un atteggiamento di cauta professionalità. E un chiaro incoraggiamento ed esaltazione della propria personalità? Anche se poi con ironia, prevedete un corso sulla gestione dell’essere un creativo convincente e di successo.
Ogni individuo è un universo, come diceva il titolo di un vecchio romanzo di Pinardi. Ogni individuo è una rivelazione. La scelta di “TAM TAM” è certamente quella che favorisce strade alternative rispetto a un mondo piuttosto chiuso e dedito alla sperimentazione formale. Dare spazio alle persone è come aprire di colpo finestre e porte sulla realtà, accogliere le culture visive più diverse, anche quelle della strada, che comprende i segnali stradali, programmi e riviste popolari, un film o il design del packaging. Dare spazio alle singole persone significa dare spazio a decine e decine di interi universi, ciascuno dei quali è disponibile a essere collegato spontaneamente all’immaginario di tutti.

Ettore Sottsass, Gaetano Pesce, Vico Magistretti. L’era dei grandi maestri è forse esaurita? Bisogna imparare a lavorare ed inventare insieme nel gruppo, con la logica del gioco di squadra? L’isolamento solitario dell’artista è solo una fase. Poi c’è il confronto, la dialettica e la sintesi teorica, che richiedono flessibilità e fiducia nei propri collaboratori prima ancora che nell’interlocutore, condividendo conoscenze ed informazioni.
I grandi maestri rimarranno un punto di riferimento e fanno parte della nostra storia e del nostro background. Ma “TAM TAM” è come un treno impegnato in una corsa inarrestabile; un vampiro che è alla ricerca di una vitalità che spesso la storia, anche quella recente, non ha più. Per questo è importante – essenziale – anche il confronto con le persone che compongono, tutte insieme, quella cosa straordinaria che si chiama “TAM TAM”: un motore visionario, che ad ogni giro può creare un nuovo futuro.

Uno dei vostri ultimi progetti, riguarda la creazione di un abito, durante il quale vengono coinvolti anche i carcerati . Questi incroci ed influenze sono occasioni ed esperimenti casuali o fanno parte della logica di reclutamento e assorbimento del reale, compresa quella di collaborazioni con le aziende?
L’esplorazione di infiniti ambiti è necessaria e vitale. Ci si muove in territori sconosciuti, geografici e psicologici. Ci si aggira in un serbatoio inesauribile, umano e letterario, che contiene forze capaci di scatenare fuochi d’artificio nella mente, di sbloccare i condizionamenti remoti, di abbattere le sovrastrutture più radicate. Da questo punto di vista il disagio sociale, la follia, l’emarginazione e gli spazi di confine, rimangono i nostri campi d’elezione. Come dice il teologo Paul J. Tillich “Il confine è il luogo propriamente fecondo della conoscenza”. Perchè è da lì che si vede la frontiera che puoi superare. Perchè è dal confine che parte l’ignoto. È da lì che puoi vedere e andare oltre. È lì che si visualizza l’immaginazione e che si aprono le vie di fuga dalle nostre ossessioni.

A causa della crisi internazionale, molti settori si ridimensionano o spariscono addirittura, come una parte dell’editoria tradizionale. “TAM TAM” al contrario, come l’evocazione del suo suono africano, si espande e vuole progredire. Previsioni realistiche per il vostro futuro?
A “TAM TAM” non abbiamo paura e le nostre non-previsioni sul futuro nascono da questa constatazione. A dire il vero non ci interessa prevedere il futuro, ma vivere pienamente il presente, utilizzando noi stessi, le nostre vite e i nostri sogni. Noi siamo infinito – ricerca infinita di senso – e quindi non possiamo temere il futuro. Il nostro compito è immenso e vive in un vortice inesauribile e contagioso. “TAM TAM” si è assunto il compito di aprire una strada, un sentiero nel bosco. Un percorso invitante per chiunque voglia lavorare con se stesso e con il mondo. Per se stesso insieme al mondo.

Arredo Vestitivo


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