martedì 19 novembre 2013

StorieReali presenta: INTERVISTA A VITTORIO BIANCARDI - LIBRERIA EX CUEM

Le armi della conoscenza


La libreria Ex-Cuem, all'Università Statale di Milano, essendo stata nell’occhio del ciclone, nel web e sui giornali, a seguito di un braccio dI ferro con le Istituzioni e all’episodio d’intervento delle forze dell’ordine, per uno sgombero ordinato dallo stesso rettore Gianluca Vago , suscita nei lettori, ancora oggi, un certo interesse, ma innesca il rischio di riduttive e superficiali interpretazioni. In realtà la libreria alla Statale,ha rappresentato e può essere ancora, un punto di snodo importantissimo. Un fenomeno,che getta una luce diversa e rivelatrice, sui casi precedenti e pone le premesse per quello che seguirà.
Attualmente lo spazio dedicato alla libreria, è stato espropriato e affidato ai disabili. Nonostante il forzato nomadismo e una profonda crisi d’identità al suo interno, persiste da parte dei più irriducibili esponenti, la ferma volontà a far risorgere e continuare il progetto, sostenuti dalla profonda convinzione, che non è il contenitore fisico a determinare un’identità, ma la forza delle idee. La Ex-Cuem, non è uno spaccio di libri in vendita, non è un centro sociale autogestito, non è l’appendice socio-politica dell’Università, non è la sede di un comitato di militanza, non è un’associazione di mutuo soccorso, non è una semplice biblioteca di studio e conservazione e neppure un luogo di passaggio o di attesa. Ed è proprio, la sua stessa natura innovativa, non convenzionalmente etichettabile, che le garantisce un margine di libertà e d’indipendenza ma nel contempo alimenta, anche indignazione e turbamenti irrefrenabili. In un vuoto infinito attuale e nella disgregazione istituzionale, nei quali il nostro paese, si ritrova impantanato, era quasi inevitabile che sorgesse EX-Cuem e da parte degli studenti, che l’hanno fortemente voluta e a dispetto delle apparenze e dei luoghi comuni, c’è una forte ispirazione cognitiva ed etica, un tentativo disperato , di evitare l’isolamento ma al contrario, di capire la complessità del mondo che li circonda. Non che questo tentativo non ci fosse mai stato, in ambito Universitario, negli anni precedenti, dalla metà degli anni 60’ e dei primi anni Settanta, ma La Ex-Cuem, si mostra, almeno nelle intenzioni, più consapevole delle proprie strategie e delle forze segrete che l’animano. Non è nel modo nostalgico e nel ripescaggio di vecchie utopie, che la Ex-Cuem, vuole trovare il motore per continuare la sua corsa. E’ dalla crisi, che parte il rapporto di scambio col mondo e l’unico strumento di decodificazione ed interpretazione della mappa, sembra essere la consapevolezza intellettuale e culturale dei suoi componenti.


Vittorio  (di spalle con i libri in mano) con alcuni compagni 
Quali sono stati l’impatto e l’accoglienza iniziali alla libreria? L’isolamento umano, culturale ed accademico che accompagnano lo studente universitario e l’apatia dell’esperienza accademica, non hanno subito delle scosse da questa anomala presenza? Ogni studente avrebbe potuto in teoria , portare un contributo personale e non sentirsi finalmente isolato. I docenti, almeno quelli più flessibili e disponibili, potevano sostenere ed appoggiare l’ Ex-Cuem. Che dinamiche si sono scatenate, rispetto al torpore precedente?
L’Ex-Cuem , è stata come l’incursione di mille bombe sulla realtà; anche se la maggior parte, la interpretarono come un bersaglio, un bersaglio tra i più vulnerabili. Il nostro è stato un tentativo di dare un senso, a quello in cui crediamo e per la prima volta, non avevamo più paura del futuro. Il nostro duplice e ambizioso obiettivo, di unificare i tanti gruppi di militanza, abbattendo il muro dell’ideologia e trascinare i nuovi partecipanti in un unico progetto, si è arenato ed è rimasto incompiuto in breve tempo. Le responsabilità di come la situazione sia precipitata, sono molteplici e l’ostilità da parte degli organi Istituzionali interni ed esterni, è stato il contraccolpo definitivo. Si tratta ora di sottoporre a verifica, tutto quello che è successo troppo velocemente. Ed è qualcosa di più di una sfida al passato, Ex-Cuem, è collocata, in un punto nel quale, realtà e cambiamento s’intersecano, anche se è difficile da interpretare e si ricalibra in continuazione.

Il Festival della Letteratura, ideato dal poeta argentino Miltos Fernandez, è stato uno dei tanti progetti collettivi, al quale avete aderito e contribuito alla realizzazione, anche al di fuori dell’ambito universitario. Un ulteriore affermazione della vostra identità intellettuale e culturale, che si può trasformare in uno strumento di comunicazione e di apertura con i cittadini milanesi. 
Avete avuto un sostegno e un consenso, da parte del Sindaco Pisapia e dalle Istituzioni per i vostri eventi?
Il Sindaco non ha voluto o potuto collaborare. Anche i docenti della Statale, si sono mantenuti prudentemente distanti. Non abbiamo bisogno di leader, di politici o di intellettuali di riferimento ma della partecipazione dei cittadini e non solo giovani, militanti, milanesi e studenti; non devono esserci limiti nell’aggregazione. Impegno e cultura viaggiano sullo stesso binario ed è la conoscenza il terreno comun, i nostri interessi intellettuali, letteratura, cinema, musica, arte rappresentano infatti, delle esperienze da approfondire e condividere.

Nessuno mette in dubbio il vostro impegno sociale e politico, pur nella consapevolezza, che per non essere strumentalizzati , è necessario non avere dei singoli capi anche all’interno e ascoltare un’unica voce, indipendentemente dall’orientamento. Come riuscite ad essere al di sopra delle parti e prendere decisioni collettive unanimi?
Abbiamo sperimentato, che mantenere un equilibrio di forze, rispettando la differenza d’opinione, non è così scontato. La presenza e l’impegno costanti sono fondamentali, un’assemblea alla settimana, ripetitiva e senza un programma teorico e pratico preciso, è sterile ed inutile. Ma dovremmo essere pronti a ripartire, mettendo da parte le ossessioni personali e le rivincite individuali, per ottenere risultati comuni, un progetto a lungo termine, senza protagonisti o esclusi.

Il Gruppo “Comunione e Liberazione”, è fortemente invasivo e potente in ambito universitario. Siete in grado di “proteggervi” dalla sua influenza e garantire un’autonomia ed obbiettività alle vostre scelte, pur rispettando la legittima differenza di opinione tra gli studenti?
A causa del disimpegno e del degrado sociale e culturale, l’Italia si è avviata a diventare rapidamente uno stato retto da fanatici politici di destra, una sinistra velleitaria ed inesistente e moralizzatori religiosi. Quando ormai si pensava che il paese si fosse liberalizzato in una visione laica, sono riemerse anche nei giovani delle spinte alla chiusura e al fanatismo. Alla fine, la crisi, ha costretto quasi tutti a rivedere le proprie posizioni ed iniziare ad assumersi le proprie responsabilità. Il cambiamento, pensavo era ciò di cui l’Italia aveva disperatamene bisogno e lo penso ancora adesso. 

L’università di Cambridge, invia mensilmente un bollettino, per far conosce i loro programmi e le loro attività culturali, sempre ad alto livello, che comprendono arte, musica, scienza e letteratura. Come riuscite a garantire la qualità e selezionare gli eventi e i progetti culturali che di volta in volta, proponete?
Uno dei primi obbiettivi attuali, è un giornale cartaceo e digitale. Forte nei suoi contenuti e di alto livello intellettuale. Decisivo, sia come strumento libero di confronto, che di apertura e dialogo con l’esterno. Siamo stati sempre molto attenti all’informazione e alla divulgazione. E alcuni membri di Università straniere, non solo europee, ad esempio dalla Siria, sono stati invitati a diffondere la loro esperienza.

un' assemblea dopo lo sgombero

Siamo ormai una società multietnica e l’inserimento degli stranieri, nelle scuole dall’asilo all’Università, dovrebbe essere garantito e continua fonte di scambio, da parte di una società civile e cosmopolita. A parte i rapporti personali, Ex-Cuem, riesce a rappresentare uno spaccato eterogeneo di culture e paesi diversi?
Non vogliamo che i presupposti di accettazione ed uguaglianza, siano solo teorici. Siamo una società multietnica e la collaborazione e gli scambi tra le culture, sono imprescindibili. La maggior parte delle esperienze, in ambito universitario, sono fallite anche per la chiusura claustrofobica e l’incapacità di allargare i propri orizzonti; monologhi compiaciuti e ambiti esclusivi, sono banditi e autolesionisti.

Ogni studente approfondisce e sviluppa le materie e gli argomenti legati alla propria facoltà. 
L’Ex-Cuem, potrebbe e dovrebbe essere un micro satellite, dove convergere e far interagire le conoscenze e i campi di apprendimento. Uno spazio in divenire e senza limiti E’ immaginario o reale, questo vibrante universo?
Molti studenti sono sfiduciati e scoraggiati, nella migliore dell’ipotesi, si professano cinici individualisti. Sono convinto che, quando si sceglie una facoltà come Filosofia, ma non solo, si ha il dovere verso se stesso e i propri compagni di trasformare il campo di studio, in un terreno fertile di ricerca e approfondimento, da perseguire anche professionalmente ed umanamente, anche dopo la laurea. L’università italiana è in crisi, non solo dal punto di vista accademico e a causa di una politica conservatrice e di mantenimento dei privilegi. Il cambiamento avviene anche attraverso l’autonoma valorizzazione del sapere, applicata alla gestione e condivisione delle informazioni da parte dello studente.

Durante la “primavera araba”, il disgregarsi delle dittature e il coinvolgimento della popolazione e la divulgazione internazionale delle notizie, è stato merito in gran parte degli studenti e dei giovani oppositori attraverso Internet e i social network. Riuscite come Ex-Cuem , con le dovuto differenze ad interagire sulla realtà sociale e politica italiana, facendo “pesare” la vostra voce, attraverso il web?
L’occasione è ora. Questo periodo storico è molto più rivoluzionario di quanto i giovani oggi non credano. Una vera e propria rivoluzione sociale che è possibile attraverso l’uso del web, anche se gli strumenti digitali devono essere indirizzati ed elevati a prevedere e provocare il cambiamento. Uno spostamento radicale dal centro, il sé, al mondo di tutti i giorni. 

Anche voi sapete, paradossalmente anche in Italia, che oggi gli unici strumenti, che possono garantire una continuità e fare la differenza, non sono certo quelli politici, economici e tanto meno quelli effimeri di tendenza. Le frecce della cultura e le armature della conoscenza, rimangono l’unica via di scampo e possibilità d’interpretare il mondo. I vostri progetti futuri saranno orientati ad affilare queste armi?
Tutto ruota, attorno a codici di comportamento che, per quanto inconsciamente, incoraggiano a praticare la mediocrità e a non aspettarsi mai troppo dalla vita. La vitalità che dobbiamo riscoprire, può essere alimentata da una nuova consapevolezza ,che passa attraverso la conoscenza, quella libertà che ci consente un approccio del tipo “cosa succede adesso? e non più “cosa succederebbe se?”


un umurales fuori dala libreria, prima che venisse cancellato



Nessun commento:

Posta un commento