martedì 2 dicembre 2014

LA GRANDE MUSICA: "TOSCA" DI GIACOMO PUCCINI ALLA STAATSOPER DI BERLINO
Direttore: Daniel Baremboim; regia di: Alvis Hermanis; scene e costumi: Kristine Jurjane; Tosca. Anja Kampe; Mario Cavaradossi: Fabio Sartori; Scarpia: Michael Volle.
Dal 3 al 25 ottobre 2014

di Carlo Schiavoni


Anja Kampe, nelle vesti di "Tosca" di Puccini, alla Staatsoper di Berlino.  La soprano tedesca sarà , tra pochi giorni, protagonista di "Fidelio"di Beethoven al Teatro alla Scala. (crediti fotografici: Staatsoper im Schiller Theater)

Si è inaugurata, il giorno della riunificazione tedesca, la stagione 2014-15 della Staatsoper di Berlino, ancora in esilio allo Schiller Theather, con un nuovo allestimento, firmato da Alvis Hermanis, di “Tosca” di Giacomo Puccini.

Sostituisce il precedente allestimento di Carl Riha, tenuto a battesimo nel 1976 e rimasto dunque in repertorio per 38 anni… Ma il fatto più eclatante è che la presente “Tosca” segna il primo incontro di Daniel Barenboim con il teatro in musica di Giacomo Puccini. Si pensi che il debutto del maestro argentino avvenne all’età di 9 anni, e si avrà dunque idea di quale evento si sia trattato. Il Maestro Barenboim sfodera un ‘ esecuzione di raro virtuosismo orchestrale: bruni e pastosi sono gli archi; perfetti gli strumentini così come tutte le sezioni della Staatskapelle di Berlino; gli ottoni si fanno lividi nel secondo atto a restituire il carattere demoniaco di Scarpia.  Meno felici sono le impressioni suscitate dall’allestimento di Alvis Hermanis, come già nel recente “Trovatore” all’ultimo Festival di Salisburgo. La scena, concepita da Kristine Jurjane, è divisa in due: l’azione è spostata nel 1900, all’epoca della prima al Teatro Costanzi, contemporaneamente assistiamo alla proiezione di fumetti, nella parte superiore del palco, ambientati loro sì, nel 1800…Ben presto lo spettatore, si dimentica dei fumetti per concentrare la propria attenzione sugli artisti in palco, la cui recitazione appare tuttavia statica. Ma il regista si discosta da Puccini in due momenti capitali: “Vissi d’arte” è trasformata in un momento di seduzione, senza che la musica lo giustifichi; nel momento fatidico di “ O Scarpia, avanti a Dio”, Tosca non si getta nel vuoto-nella finzione scenica, s’intende- da Castel Sant’Angelo, avanza piuttosto verso il proscenio.…
E' il momento finale di Tosca: " O Scarpia, avanti a Dio". Ella, qui impersonata da Anja Kampe, non si getta nel vuoto, come vogliono le didascalie: il regista Alvis Hermanis la fa avanzare verso il proscenio e verso la buca dell'orchestra.  (crediti fotografici: Staatsoper im Schiller Theater)

E chissà che non voglia, invece, atterrare in orchestra. Anja Kampe è una Tosca lirica e dalla perfetta dizione italiana, capace di cantare senza una minima forzatura.  Fabio Sartori è un Mario Cavaradossi dal timbro caldo e avvenente, a cui non difetta lo squillo: ascoltarlo è un autentico piacere. Ad un gradino inferiore, si colloca infine lo Scarpia di Michael Volle, che dimostra la sua scarsa dimestichezza con il repertorio italiano, esibendo una approssimativa dizione.

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