lunedì 2 marzo 2015

StorieReali presenta: INTERVISTA A NICOLA DI MONTE


                                  "Cinema: incontri ravvicinati"

Nicola Di Monte

Se il tuo lavoro ti distrugge e tuo marito è alcolizzato e disoccupato cosa si può fare? Rifugiarsi al cinema ovviamente, dove puoi innamorarti del protagonista del tuo tormentone preferito, come succede a Mia Farrow, nell’ironica e romantica commedia: ”La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen, che non perde occasione, per ricordarci che il Cinema traduce, interpreta e rievoca ogni volta, i nostri sogni più segreti, tutte le inconfessabili paure e le più remote illusioni. 

Dello stesso parere, è anche Nicola Di Monte, che oltre ad essere il fondatore di un gruppo come “Cinematti”, già cult tra i social network, è blogger di “Il Fatto Quotidiano”, collaborazione, che si concentra nella condivisione di tutto quanto riguarda, la sua incrollabile passione per il cinema. Non è però più sufficiente tenere il pubblico aggiornato su le novità e i retroscena di set e star. 
È lo spirito multiforme e le storie reali degli spettatori, che è necessario svelare e portare, una volta per tutte, alla ribalta, perché realtà e fiction si possano esaltare ed alimentare reciprocamente. 
Agli assidui frequentatori di cinema, Nicola Di Monte, suggerisce così di appostarsi vicino alle casse, come quando siamo in fila per l’acquisto del biglietto ed osservare indisturbati e senza essere notati, l’eclettico e multiforme spaccato di avventori. Ed è proprio da questo osservatorio privilegiato ed occulto, che si possono captare, cogliere ed intercettare, frammenti di conversazioni, atteggiamenti reiterati, tic e slanci, proprio come fanno alcuni registi e numerosi scrittori, per trovare idee ed ispirazione. 


L’articolo: “Il cinema nel cinema, l’umanità’ che fa la coda alle casse”, scritto da Nicola Di Monte, con acuta introspezione psicologica, ironia pungente ma indulgente empatia, ha il ritmo e il senso di una sceneggiatura cinematografica, nel quale tempi, battute e primi piani, risultano perfettamente sincronizzati e come nel capolavoro: “Effetto Notte” di Truffaut, cinema e vita si confondono e s’ispirano vicendevolmente. Scopriamo quindi, che le coppie degli amanti clandestini, in incognito, sono sfuggenti e distratte, quelli al primo appuntamento, impacciate ma ardimentose. Le stesse di in un film di Monicelli o di Ken Loach e che gli intellettuali snob citano il nome del regista, invece del titolo, come in una scena di Francois Ozon o in una battuta di Sordi. I giovani pagano con gli spiccioli, con uno sguardo allucinato dalla Play Station, arroganti e disarmati, simili a quelli tratteggiati da Sofia Coppola o da Spike Lee. Gli anziani del pomeriggio risultano poi spiritati e surreali, gli ideali protagonisti delle avventure di Peter Sellers o delle storie narrate, in Amarcord di Fellini. Ma la scena finale, è per la bambina, che alla domanda: “Per quale film?”, risponde con candore: “Per piacere”, una citazione all’apparizione della chiusura della Dolce vita. 

Presso una videoteca, la Video Archives di Manhattan Beach, in California, era impiegato un emotivo fanatico di cinema che rispondeva al nome di Quentin Tarantino. Il giovane commesso era solito intrattenere la sua scettica clientela riguardo a film come “Rabbiosamente Femmine” o altri B Movie di Arti Marziali. Non mancavano furibonde discussioni con colleghi e avventori. Pochi anni dopo Tarantino era già l’Autore di fama internazionale responsabile di Le iene e Pulp Fiction ma il regista stesso ricorda sempre quella videoteca, come una fucina di esperienze, avventure ed ispirazioni, miracolo, che non è più successo ai party hollywoodiani. 

Andando controtendenza, rispetto all’inconscio tecnologico e all’oceano digitale, il punto di forza e di diversità di “Cinematti”, ribadito e fortemente voluto, dallo stesso Nicola Di Monte, è la continua condivisione, la costante partecipazione, lo spirito unitario, all’interno del gruppo, una filosofia espressa poi, in occasioni spontanee d’incontro e di conoscenza diretta, per discutere, divertirsi e anche innamorarsi. Anche la maggior parte degli interventi, si distinguono per la mancanza di sermoni, incensamenti e monologhi, per lasciare spazio a battute, aggiornamenti, consigli, pareri, rievocazioni, in un dialogo aperto, dialettico e dinamico. E il numero sempre crescente, più di trentamila, non ha scalfito o deteriorato lo spirito di fondo del gruppo, nel quale si può scoprire, che M di Friz Lang, esempio del cinema espressionista tedesco, può essere godibilissimo ma che non bisogna avere sensi di colpa, se non si è visto nulla di Peter Greenaway. 

Inalterati nel tempo, gli effetti collaterali del miracolo del Cinema si rinnovano ogni volta e a discapito del deterioramento umano e culturale, nonostante la solitudine del web, nell'era della paura e del disastro, immaginazione e quotidiano, mito e cronaca, esistenza e narrazione s’intersecano ed aggrovigliano, in una storia infinita, ancora da scrivere e raccontare. In riferimento al suo amore per il Cinema, Nicola Di Monte, ribadisce, che il centro dei suoi interessi artistici e culturali è sempre stato e sarà la condizione umana, i suoi simili e lo scenario privato e sociale che lo circonda.


Scena dal film "L'arte del sogno"

Le cineteche e i cinema d’essai, sono stati sostituiti dalle multisala, che se da una parte, propongono una programmazione più rassicurante e commerciale, hanno il merito di stanziarsi ovunque, anche in periferia o all’imbocco delle autostrade. L’universo degli amanti del cinema è eclettico e trasversale. Come cambia il luogo del cinema? 
Le multisala che io spesso considero "cattedrali nel deserto" sono più frequentate dai giovani e da chi considera fondamentale, quando sceglie un film da vedere, la comodità di parcheggiare l'automobile. In realtà chi punta sulla qualità del film non rinuncia alle sale d'essai e nei piccoli comuni il cineforum settimanale rivolto a coloro che vogliono recuperare una pellicola persa della stagione funzionano ancora. Attenzione anche alla fascia del pubblico anziano, per molti di loro il primo spettacolo seguito dal thè in compagnia è ancora molto diffuso.



Il cinema italiano, nonostante l’Oscar alla Grande Bellezza, è travolto dalla crisi commerciale e culturale e i registi italiani, sembrano non avere più storie da raccontare. Cosa consigli ai giovani registi, operatori del settore e attori alle prime armi? Di fuggire all’estero o auto prodursi per Festival indipendenti e circuiti alternativi? 
Io penso che ci siano giovani registi italiani autori di opere davvero apprezzabili. Purtroppo non sono aiutati dalle distribuzioni che non hanno coraggio di investire su di loro. In generale, posso solo osservare di essere la persona meno indicata a dare consigli. A tutti suggerisco semplicemente di seguire il proprio cuore.



Il videoregistratore, la televisione e il web hanno costretto a una visione individuale e passiva, poiché andare al cinema presuppone una scelta consapevole e l’atto di uscire nel mondo, anche se decidiamo di andare soli, in una sala. Come riportare tutti al cinema? Con orari illimitati come a Parigi, dove al programma di mezzanotte si paga quasi una cifra simbolica? 
Gli orari illimitati prevedono costi che probabilmente i gestori dei locali non sono in grado di sostenere. Per riportare la gente al cinema bisognerebbe abbassare i prezzi, creare sempre maggiori convenzioni e individuare giorni e fasce orarie per facilitare tutto questo. La settimana del cinema a 3 euro dei mesi scorsi è stata una bella iniziativa di successo da ripetere più spesso.



Non ci sono più forti ideali, speranze politiche o grandi trascinatori. Il cinema può, con leggerezza ma autenticamente, essere un territorio di confine, uno spazio comune, dove condividere passioni e tormenti e sentirsi anche meno soli e dispersi? 
Assolutamente sì. Mi vengono in mente le parole di Bergman “Non c'è nessuna forma d'arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell'anima.”



L’ultimo film che ti ha realmente emozionato e fatto riflettere? Proprio come un libro o l’incontro con una persona. Facendo affiorare ed emergere, significati comuni, reciproco senso, tra narrazione e ritmi esistenziali. 
Tanti film mi hanno emozionato nel corso degli anni da Miracolo a Milano fino al periodo più recente. Dipende molto dagli stati d'animo del momento. Adesso se dovessi dare una risposta secca direi L'arte del sogno di Gondry che mi ha accompagnato e rapito per tutta la durata della storia.


                                        
L’editoria e il mondo della comunicazione sono da tempo in mezzo a una rivoluzione. Le informazioni non sono più appannaggio di un gruppo privilegiato e questo libero accesso, anche se smodato e superficiale, causa continui cambiamenti ed evoluzioni. Consapevolezza continua ed ironica leggerezza sono il segreto per non perdere il lato umano e non essere travolti da questo oceano iconografico?
Cambia tutto rapidamente, sono contro le demonizzazioni e ritengo che di ogni cosa vada preso il lato positivo. Anche il dilagare dei blog tematici e il fenomeno dei social, che sembra impoverire la comunicazione, in realtà se utilizzato con intelligenza diventa una formidabile risorsa per crescere e migliorare e chi possiede una buona dose di ironia evita di farsi travolgere da questo nuovo modo di comunicare.


Nicola Di Monte e l'ironia leggera dei social


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Sembri suggerire che, anche se il Cinema è la nostra droga, la vita reale può riservare innumerevoli sorprese e stimoli continui. I nostri film preferiti, come le tappe di un sentiero interrotto eppure continuo. Tu credi nell’impiego del Cinema anche come potente interpretazione individuale e collettiva del nostro tempo? 
Certo, lo è sempre stato.

              

Le riviste specializzate, le rubriche di settore, i blog in rete e gli articoli dei critici, hanno saturato ma anche disperso il frammentato esercito di amanti di Cinema. Il tuo ruolo passato e futuro, è anche quello di divulgatore e di creare aggregazione in modo più diretto e con un linguaggio non di addetti ai lavori? 
Massimo rispetto per i professionisti del settore. Tuttavia non trovo nulla di scandaloso che ci sia una proliferazione di blogger e recensori. Del resto il nostro Paese è famoso per avere 50 milioni di commissari tecnici della Nazionale di calcio. Ben vengano dunque anche i "critici della domenica" se possono essere utili a far crescere l'industria del cinema. Per quel che mi riguarda, infine, ciò che cerco di portare avanti anche attraverso il gruppo dei Cinematti è quello di poter condividere le passioni comuni e sviluppare tutto questo non solo su un piano virtuale ma anche reale favorendo amicizie, incontri e il piacere dello stare insieme. Tutte cose che accadono ormai da anni e che rappresentano la mia vera soddisfazione e il successo di questo gruppo. Ed è questa la mia unica grande fierezza.





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