giovedì 25 ottobre 2012

StorieReali presenta: INTERVISTA A GIOVANNA LALATTA DI SPAZIOFARINI6

 LA CAMERA OSCURA E LA FOTOGRAFIA DIGITALE



Una volta il fotografo, era un mago misterioso che svelava e traduceva l’invisibile. Quando dietro il cavalletto della sua macchina fotografica, puntava l’obiettivo a soffietto e si nascondeva sotto il telo nero per scattare, quel gesto fermava il tempo e materializzava l’eternità,
visualizzando la memoria. Ora tutti sono potenziali fotografi che con un cellulare e un computer, possono immagazzinare migliaia d’immagini senza competenze o particolari strutture, riproducendo il volto di un bambino, come un tragico incidente aereo.
Giovanna Lalatta, dopo studi complessi e una lunga gavetta, ha ottenuto premi e riconoscimenti, ha collaborato con aziende e privati in diversi ambiti, con differenti testate del settore, d’attualità e d’architettura. Poteva limitarsi al suo apprezzato lavoro di fotografa ma non era sufficiente per lei. Nasce così nel 2007 SPAZIOFARINI6, una galleria per esporre non solo fotografi già consolidati e famosi, ma giovani fotografi di talento e sperimentatori di ogni età e nazionalità. Ma anche in questo caso la sola attività di gallerista non è abbastanza.  A Milano, non esiste ancora una scuola di fotografia, dove oltre che imparare la tecnica e approfondire i diversi campi connessi a questa passione, sia anche un luogo d’incontro e di scambio, non solo per addetti ai lavori o professionisti ma anche per bambini, che giocano facendo fotografie e per chi a fine giornata dopo un lavoro stressante e poco appagante, vuole divertirsi e imparare fotografando.
Ciò che distingue alla fine SPAZIOFARINI6, sono proprio i corsi, durante i quali non esiste un maestro che scatta e che spiega con un allievo silenzioso e passivo, ma un tempo rilassato ed effervescente di apprendimento che passa attraverso la passione, la ricerca, la sperimentazione e i rapporti umani.
Giovanna racconta che dopo Andy Warhol, la fotografia ha spodestato il ruolo privilegiato dell’Arte mettendosi allo stesso livello e la serigrafia a colori dello stesso soggetto ripetuta dal re della Pop Art, scardina il concetto di unicità. Ma i cambiamenti del modo d’intendere e valutare la fotografia sono infiniti, il punto fermo è la passione e l’entusiasmo che lei riesce a trasmettere e diffondere al di là delle tendenze e delle tecnologie.



E’ difficile immaginare per una madre un bambino capace di concentrarsi e scattare fotografie allineate e sensate, ma come hai già fatto capire, lo sguardo infantile e la capacità di usare l’immaginazione, se indirizzati possono trasformare il gioco in un set fotografico inaspettato e dai risultati sorprendenti. Per fare questo, oltre che essere un bravo fotografo che doti bisogna avere?
Bisogna salvaguardare la creatività e l’istinto insiti nell’identità stessa del bambino. Attraverso il gioco e stimolando l’immaginazione, diversificando gli strumenti e gli scenari a seconda dell’età e dell’esperienza. La tecnica nel bambino si trasforma subito in uno strumento espressivo, l’adulto è più bloccato e condizionato da sovrastrutture psicologiche, il giovane fotografo è capace più velocemente di trasformare un mezzo tecnico in uno strumento creativo per inventare un linguaggio.
Riccardo Varini, è uno dei fotografi che collabora ed espone nella galleria. Al primo sguardo le sue fotografie sembrano innevati paesaggi immacolati, alterati dall’intervento manuale a matita. In realtà il risultato compositivo è ottenuto solo attraverso lo scatto e l’abilità del fotografo di schiarire l’immagine. Questa ricerca sullo “spazio poetico”, non è minimalista ma fortemente lirica. Ci sono soggetti preferiti dai collezionisti?
Non esistono soggetti privilegiati. Le fotografie di Varini, sono acquistate non solo dagli addetti ai lavori ma anche dagli appassionati che compiono delle scelte più immediate e meno condizionate dal mercato e dal presupposto dell’investimento.
Ormai la fotografia è entrata in maniera predominante nelle fiere d’arte e nei musei, allo stesso livello delle altre espressioni di arte visiva ma secondo il tuo parere esiste ancora della confusione nel distinguere l’artista che utilizza anche il mezzo fotografico ad esempio il concettuale John Baldessari, rispetto a chi come Nino Migliori nasce e rimane “un puro” fotografo?
Per fortuna queste distinzioni di merito sono in parte superate. La validità dell’opera non dovrebbe essere compromessa e condizionata da delle definizioni o categorie a priori. Con il passare del tempo, i giovani compratori di fotografie ragionano e decidono autonomamente senza seguire solo i diktat del mercato o della critica.
Il digitale e la globalizzazione hanno cambiato il modo di leggere ed interpretare un’immagine. La polaroid venti anni fa non aveva spersonalizzato l’espressione fotografica come il telefonino ha causato oggi. Cosa ne pensi di questo terremoto visivo in atto? Comunque l’originalità e la professionalità devono essere a maggior ragione tutelate e preservate?
Non si può arrestare l’avanzata tecnologica. La velocità e l’apparente disinvoltura nell’ottenere dei risultati ingannevoli, non deve farci deviare dalla ricerca della qualità e della professionalità, punti fermi insostituibili anche se si tratta di digitale. Ed è anche per questo che abbiamo proposto un corso di “iPhoneography”, e dopo il grande successo, si è capito perfettamente che raggiungere il meglio non dipende dalla scelta del mezzo, ma dall’impegno costante e dalla reale concentrazione.
Il fotoreporter è stato e rimane una figura determinante per informare e documentare l’attualità sociale e politica.  Cosa consigli a un giovane che oggi vuole intraprendere questo tipo di carriera e scelta professionale? E’ meglio andare negli Stati Uniti o anche in Italia come inviato speciale si hanno delle opportunità?
Anche in Italia le agenzie per compiere degli stages e corsi di formazione sono reperibili e adatte a questo percorso professionale che non cesserà di essere richiesto e ambito. Le più famose Magnum e Contrasto. Anche in questo caso, nonostante viaggiare e fotografare col digitale è diventato più facile e veloce,  il talento, la tempestività, l’intuizione e l’originalità del fotoreporter rimangono fondamentali.
Tu hai studiato all’estero, a Parigi e a New York. In Italia, a parte la tua galleria, ci sono al di fuori delle Accademie e dei corsi privati, delle scuole che coniugano il passato con il futuro, le competenze e gli aggiornamenti tecnici, con la storia dei maestri della fotografia e la ricerca portata avanti da alcuni di loro?
La maggior parte dei corsi di perfezionamento fotografico sono tutti  in scuole private o corsi inglobati in altre facoltà esistenti; a Milano si trova la “Cfp Bauer” scuola pubblica di qualità dove si entra per selezioni e i posti sono limitati. All’interno dell’Università svedese, il dipartimento fotografico è strutturato e qualificato per essere inserito in qualunque rassegna o fiera del settore, e funge addirittura da promotore e agente dei propri alunni-artisti fotografi promuovendoli tramite gallerie e curatori o a fiere d’arte, questo dovrebbe succedere anche in Italia.
Nello Spazio di Via Farini, esiste anche una camera oscura, dove imparare e poter sviluppare le proprie fotografie. I giovani subiscono ancora il fascino di una stanza come questa e della manualità e fisicità insite in questo luogo o preferiscono lavorare con il digitale e il computer pensando di essere più “moderni” e più autonomi?
La maggior parte delle foto digitali caricate sui computer poi non vengono stampate anche se la camera oscura è utilizzata sempre più di rado visto che sono sempre meno i fotografi che utilizzano ancora il sistema analogico. Quando però, portiamo i giovani e i bambini al suo interno, tutti subiscono il suo fascino. La nostra è una delle poche rimaste a disposizione e ci viene richiesta  a volte anche da studenti fuori dall’orario scolastico e da fotografi stranieri. Oltre al lunedì e martedì, le nostre “free dark room nights”- la camera oscura è comunque sempre disponibile su richiesta.
L’editoria e molte redazioni di giornali sono in una fase di grande incertezza e precarietà. La fotografia verrà travolta da questo cambiamento già in atto, come il libro e le riviste o è già stata inglobata nel frullatore mediatico che banalizza ma al contempo porta l’informazione a un numero sempre maggiore di utenti?  “La rete” non è più di uso esclusivo di un’elite intellettuale o economicamente privilegiata?
Oggi le informazioni al computer sono veramente accessibili a tutti gli utenti, l’unica distinzione rimane la consapevolezza e l’elaborazione delle informazioni per giungere a uno stadio successivo. Questo vale per ogni competenza tecnica e se anche si evolvono i mezzi e gli apparecchi a disposizione cambiano, se non si trasformano in strumenti espressivi, i risultati e le immagini ottenute saranno mediocri.
La parola scritta è stata sostituita da tempo dall’immagine, come l’opera lirica era stata soppiantata dal cinema e dalla televisione. I bambini usano sempre di più il computer e fotografano con l’ I pad  e con il gioco del “Nintendo” producono degli autoscatti. L’abilità e la confidenza con il mezzo tecnologico si riesce a mantenere sullo stesso livello della consapevolezza e della profondità dei contenuti? E’ quello che voi cercate di fare a SPAZIOFARINI6? Qual’ è il vostro segreto per unire qualità e divertimento?

Indipendentemente dal mezzo usato e dalla velocità con cui si maneggia, noi affianchiamo degli altri linguaggi durante i corsi junior, per stimolare al massimo la capacità di esprimersi. Per imparare divertendosi, la narrazione, il disegno e dei giochi tradizionali come la caccia al tesoro o il travestimento rimangono estremamente efficaci. La fotografia, come una donna eterna che cambia d’abito, continua a farci innamorare e sognare.




Questa sera, giovedì 25 Ottobre 2012 dalle ore 18.00 alla Galleria SPAZIOFARINI6, a Milano in via Farini 6 si inaugura la mostra
"Architetture urbane" foto in bianco e nero di Luca Buffetti



Il ricavato sarà devoluto in beneficenza a favore della " Compagnia del Perù" ONLUS che sostiene una casa famiglia a Trujillo (Perù) che accoglie bambini che hanno subito violenze in ambito familiare.
per maggiori informazioni sul progetto visitate il sito www.compagniadelperu.org

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