martedì 18 dicembre 2012

StorieReali presenta: INTERVISTA A MARCO BALICH


“Il protagonista dei giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016”


Marco Balich, Presidente Filmmaster Events


Marco Balich, classe 1962, quindi giovane, è il più importante ‘maestro di Cerimonie’ olimpiche del mondo, per le ultime Olimpiadi londinesi ha curato la cerimonia del flag-handover, il passaggio del testimone da Londra a Rio de Janeiro ma è perfettamente consapevole che ogni evento di questo genere non celebra solo ciò che rappresenta ma è portatore di diversi significati e precisi messaggi.

Con questa convinzione, l’italiano demiurgo, iniziando la sua carriera con la produzione dei videoclips negli anni 90’, riuscì a scardinare il monopolio estero nella creazione e nella produzione di Cerimonie di apertura e di chiusura in occasione dei XX Giochi Olimpici invernali di Torino, nel 2006.


Innumerevoli e complessi gli eventi e le celebrazioni in Europa, in Messico, in Ucraina e in India, solo per citare alcuni Paesi che lo vedono coinvolto come project leader, insieme al  gruppo Filmmaster di cui è socio e presidente di Filmmaster Events, gruppo con sedi anche a Dubai e a Rio, e al suo team  specializzato in “Cerimonie”.

Lui è già catapultato nel futuro per l’apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Si parte  quattro anni prima e l’ultimo anno Marco Balich si trasferirà in Brasile. La sua esperienza e il suo intuito, gli hanno insegnato, quanto sia fondamentale per trasformare le idee in uno spettacolo unico ed indimenticabile,  immedesimarsi nella mentalità, nell’identità di un paese. Lo sport non è più confinato nel suo mondo, ma è strettamente connesso con il sociale, la politica, lo sviluppo e il futuro della società a cui è legato e rappresenta. Un esempio per tutti i suoi eventi non solo sportivi, quando per il bicentenario a Città del Messico nel 2010 le riunioni del team erano con professori universitari locali, per trasformare le storie della rivoluzione in spettacolo.

Quanto tempo è passato, da quando nel lontano 1989, Marco Balich ha inventato il palco galleggiante sull’acqua per il mitico concerto dei Pink Floyd a Venezia?  La sua formazione e la sua passione si sono concentrate sulla musica e la collaborazione per i video di moltissimi musicisti e autori, da Lorenzo Jovanotti ad Andrea Bocelli ad Eros Ramazzotti a Laura Pausini solo per citarne alcuni, molte star straniere tra cui gli U2, e tutti spettacoli ancora oggi indimenticabili.

Nell’epoca del digitale e della globalizzazione, nella quale l’elezione di un Presidente si equivale al cambiamento di look di Lady Gaga, Marco Balich continua ad avere come interlocutore privilegiato e modello di riferimento un ragazzo di 16 anni. “Se riesci a stupire lui, riesci ad incantare ed arrivare a tutti.”

Marco Balich riesce sempre ed ancora a meravigliarsi e forse, è questo il suo segreto.


Sito internet: www.marcobalich.it



Anche se in Italia hai avuto l’occasione di lavorare a grandi eventi come i Capodanni, il Carnevale di Venezia, la tua città natale, o l’inaugurazione del Juventus Stadium  a Torino nel 2011, anche tu, pur essendo orgoglioso di rappresentare il talento italiano all’estero, pensi come molti che i grandi progetti si attuino più facilmente fuori dall’Italia? Non solo per un fatto di budget ma anche per l’elasticità e la disponibilità delle istituzioni o per altro?

Lavorare in Italia è per me sempre fonte di grande orgoglio. Amo il mio Paese e ne sono orgoglioso. Però effettivamente lavorare qui è molto complicato. Il 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia ne è stato l’esempio più chiaro e doloroso. Una grande occasione sprecata per trasmettere e rinforzare in tutti gli Italiani il senso di orgoglio e di appartenenza ad una grande Nazione.

Come ti sei posto di fronte alla scelta di non ambientare i giochi olimpici in Italia? Comunque una Cerimonia come organizzi tu ha un costo notevole ma, secondo me, è un investimento sicuro, ha un riscontro economico immediato e a lungo termine di prestigio per un Paese e di visibilità mondiale. Avrebbero dunque avuto un senso le Olimpiadi in Italia?

Un’Olimpiade può essere fonte di grande ritorno ed in particolare un’Olimpiade a Roma avrebbe potuto essere il volano per il rilancio di un asset importantissimo della nostra economia, il turismo, che sta languendo ormai da troppo. Però, per massimizzare l’investimento necessario e trarne il giusto profitto, ci deve essere un grosso lavoro manageriale di alto livello ed una gestione trasparente, altrimenti si rischia il bagno di sangue. Mi chiedo se saremmo stati pronti.

Hai una formazione tutta italiana. Ce ne parli brevemente? Oggi, c’è la fuga dei talenti e per scampare alla crisi si mandano i figli all’estero. Tu sei un’eccezione. Tu ce l’hai fatta! Ma cosa consiglieresti ad un giovane oggi, a chi vuole intraprendere un’avventura come la tua? E la competenza come si acquisisce? Andando a vedere come lavorano gli altri e con l’esperienza? O non solo?

Mi sono formato da solo, cominciando a lavorare presto, viaggiando, conoscendo mondi e linguaggi nuovi. In poche parole: aprendo la testa al mondo e lasciandomi contaminare. Credo, senza troppa presunzione, di aver saputo precorrere i tempi, annusando le novità, senza timori o remore. Questa continua ad essere la mia filosofia di vita, il motore che mi spinge ogni giorno a guardarmi intorno alla ricerca di novità e stimoli. Questo consiglio ai giovani: di non sedersi dopo aver conseguito un titolo di studio, bensì di essere curiosi, viaggiare, continuare a studiare, buttarsi con umilità nel mondo del lavoro, per capire cosa meglio sanno e vogliono fare.

Come nascono le idee per una Cerimonia di apertura e di chiusura delle Olimpiadi? Da che cosa sei più influenzato? Arte, cinema, teatro, moda, musica, vita vissuta o altro? Raccontaci di qualche immagine che ti ha colpito particolarmente e di come l’hai sviluppata nel tuo lavoro.

Le idee nascono dal confronto continuo con il gruppo di lavoro che mi è più vicino. Non c’è un campo che mi influenzi più di un altro. Un esempio? I cerchi Olimpici di Torino 2006, nati da cinque CD attaccati insieme con lo scotch…

Ci racconti la tua esperienza come produttore esecutivo e Direttore creativo dell’evento di lancio della nuova Fiat 500? Come è nato questo progetto? Infatti un anno dopo i giochi olimpici invernali del 2006, la città di Torino ha ospitato un altro grande evento di rilevanza internazionale da te firmato, proprio il lancio della nuova Fiat 500. La serata è stata un ensamble di acrobati, attori di strada, grande musica dal vivo e spettacoli pirotecnici: una grande festa per un lancio pubblicitario. Quali differenze ci sono tra un evento culturale o sportivo ed un evento che ha come fine la promozione di un prodotto?

Direi che le leve per emozionare la gente sono sempre le stesse, a prescindere dall’oggetto e dal contesto. E’ chiaro che un evento come un’Olimpiade esprime intrinsecamente valori e concetti che toccano di per se le corde più profonde dell’animo umano, mentre il lancio di un prodotto necessita di uno sforzo maggiore per creare la ‘storia’ che verrà poi rappresentata.

Come ti sei confrontato con gli architetti con cui hai lavorato? Come gli studi GAU e Shesa sotto il coordinamento degli architetti Hernando Suarez e Gino Zavanello del Juventus Stadium. Sono anche loro le grandi superstar, gli “archi star” o si trovano punti d’incontro sempre?

I professionisti intelligenti trovano sempre un punto d’accordo e stimoli reciproci. Anche recentemente, quando il Commissario Bracco mi ha chiamato per la creazione e presentazione del brief agli architetti per il Padiglione Italia all’Expo 2015 mi aspettavo reazioni ‘scandalizzate’ dagli architetti, invece ho sentito commenti fondamentalmente incuriositi e stimolati da questa sfida.

Nel tuo team lo scambio e il confronto sono fondamentali, lo dimostrano le numerose collaborazioni con l’art director Lida Castelli e con lo scenografo architetto Mark Fisher. Quanto è importante per te lavorare ‘in squadra’, in sintonia con gli altri?

Moltissimo. Lida Castelli, Mark Fisher, Alfredo Accatino, ma anche le nuove leve che collaborano con me sono fonte costante di scambio e confronto.

Pensi dunque sia importante lavorare sempre con le stesse persone? E’ successo che un’idea originale, ad esempio di uno scenografo, non fosse poi compatibile con le esigenze concrete di un contesto e le finalità della cerimonia? Immaginazione e realtà trovano sempre un compromesso?

No, è fondamentale avere un proprio piccolo team ristretto di fiducia, ma è anche importante essere aperti all’apporto di nuova linfa. E’ capitato di dover riaggiustare o migliorare idee non applicabili alla realtà, ma questo fa parte del normale iter del nostro lavoro.

Il patrimonio artistico concentrato per la maggior parte in Italia sembra un grande stimolo per il tuo lavoro ed essere cresciuto a Venezia  sicuramente ti ha dato un impronta indelebile. Molti artisti ed operatori culturali non sanno far convivere antico e moderno e sono bloccati in pregiudizi nostalgici o ansie moderniste. Come hai trovato il tuo equilibrio?

Mantenendo viva la curiosità e accogliendo il nuovo con mente quanto più possibile scevra da pregiudizi.

A quale dei tuoi innumerevoli progetti sei più legato? Come si evita il rischio di essere prevedibili, cedendo ai luoghi comuni?

Probabilmente a Torino 2006, che è stato il mio primo grande progetto Olimpico. Per la seconda parte della domanda… beh, vale quanto ti ho detto prima: restando aperti, liberi e curiosi.


Cerimonia di Apertura Giochi Olimpici di Torino 2006, 10 febbraio 2006


Qualche anticipazione per il nostro blog sul tuo lavoro per le Olimpiadi di Rio 2016?

In realtà siamo ancora nelle fasi preliminari e di studio, al momento posso solo dirti che sarà una Cerimonia che ben rappresenterà questo complessissimo, affascinante Paese in tutti i suoi aspetti più o meno conosciuti.

Parli molto nelle interviste e nei video dell’importanza dei volontari per i tuoi eventi, quanto tempo prima di un grande evento lavori con loro e come li motivi?

I volontari sono l’anima e la linfa delle Cerimonie, perché ci mettono cuore, anima, energia pura. A seconda della Cerimonia, cominciamo anche un anno/sei mesi prima a ‘reclutarli’ cercandoli nelle scuole, nei circoli, nelle piazze e cercando di trasmettere a loro prima che a chiunque altro l’emozione, la responsabilità e l’importanza di quello che andranno a fare.

Un consiglio per gestire il successo? Negli innumerevoli voli aerei che ti portano in giro per il mondo lontano da Milano, la città in cui oggi vivi e lavori, ti manca mai un buon bicchiere di vino con i tuoi vecchi amici?

Riesco a gestire bene il mio tempo, grazie anche alla mia squadra di collaboratori. Dedico ai miei quattro figli, alla famiglia ed agli amici tutto il tempo possibile. E cerco di fare in modo che sia sempre tempo ‘di qualità’.

 Hai vinto numerosi premi, a quale riconoscimento tieni di più?

Agli occhi stupiti ed emozionati dei miei figli quando assistono ad una delle mie Cerimonie.


Inaugurazione Juventus Stadium, 8 settembre 2011

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