lunedì 24 dicembre 2012

La Grande Musica

"Leb wohl! Leb wohl mein lieber Schwan!" Lohengrin alla Scala

Lohengrin, musica di Richard Wagner
Direttore: Daniel Barenboim; Regia di Claus Guth; Scene e costumi di Christian Schmidt
Personaggi e interpreti: Jonas Kaufmann (Lohengrin); Renè Pape ( il Re); Anja Harteros (Elsa); Evelin Herlitzius (Ortrud); Tomas Tomasson (Telramund); Zeljco Lucic ( l'Araldo)
Teatro alla Scala: 4- 27 dicembre 2012

La stagione scaligera 2012-13 si è inaugurata con “Lohengrin”, opera romantica in tre atti di Richard Wagner, per la direzione di Daniel Barenboim, che conduce l’orchestra della Scala ad una prestazione altissima, degna delle migliori orchestre d’Europa.
Tenne a battesimo l’opera, l’amico Franz Liszt il 28 agosto 1850 a Weimar. “Tutta l’opera è un solo e indivisibile prodigio” scrive Liszt pochi giorni dopo la prima al collega compositore. In quel momento la Germania era bandita a Wagner. Aveva partecipato alla rivoluzione di Dresda del maggio 1849 sull’onda dei moti quarantotteschi in Italia, Francia e Austria. Wagner si espose scrivendo anche alcuni articoli di giornale… Gli aspiranti rivoluzionari furono arrestati e Wagner riuscì a fuggire con una condanna a morte sul capo. Dapprima si rifugiò, sotto falso nome , a Weimar, presso Liszt. Quindi riparò in Svizzera, a Zurigo.   

Wagner potè pubblicare la partitura solo due anni dopo nel 1852, dandola non alle stampe, ma grazie all’opera di un abile copista. La partitura reca la dedica a Franz Liszt: “ Tu sei stato colui che ha destato i muti segni di questa partitura alla vita dei suoni: senza la tua cara amicizia la mia opera dormirebbe ancora senza voce, forse dimenticata da me stesso. Possa ora risuonare e risplendere da lontano: sarà un conforto per me, che probabilmente non l’ascolterò mai” L’ascoltò invece nove anno dopo, intervenuta nel frattempo un’amnistia,  a Vienna, nel maggio 1861.
All’origine dell’opera vi è lo studio dei poemi medievali tedeschi, in particolare del Perzeval di Wolfram von Eschenbach e del poema anonimo Lohengrin.

Jonas Kaufmann, protagonista di Lohengrin alla Scala fino al 27 dicembre. (crediti fotografici: Dietmer Scholz, scholzshootspeople) 
L’atmosfera di sogno in cui è calata l’opera, offre al regista Claus Guth il destro per una interpretazione psicanalitica dell’opera, coerente con la precedente messa in scena scaligera per “Die Frau ohne Schatten”- “la Donna senz’ombra” di Richard Strauss: l’epoca delle vicende è trasportata nel diciannovesimo secolo; il cavaliere è un antieroe, carico di paure ed incertezze; Elsa è una donna nevrotica:  così il nostro regista intende il termine “esaltata”- schwaermerisch, con cui Richard Wagner descrive, nelle minuziose  didascalie del libretto, l’apparizione in scena di Elsa. Dell’amato cigno di Lohengrin, non restano che alcuni cenni, sparsi in scena…
Non si può pensare ad una cifra di regia più lontana dal quel “Lohengrin” che inaugurava la stagione il 7 dicembre 1981, sotto la bacchetta di Claudio Abbado. Nel memorabile allestimento di Giorgio Strehler ed Ezio Frigerio, colunne scure delimitavano il palcoscenico, in cui si muovevano, con forte resa spettacolare, i cavalieri, calati in argenteo baluginare di corazze.

Oggi sono protagonisti i migliori interpreti possibili. Citeremo, in primis, Jonas Kaufmann, tenore dal timbro brunito, che sfoggia una tecnica vocale e di respirazione senza eguali; e poi Anja Harteros, che ha potuto calarsi nei panni di Elsa solo dalla quarta rappresentazione, conquista con il  suo carisma, il dominio della scena e lo squisito timbro di soprano lirico, che la rende interprete ideale di tanta parte del repertorio del teatro in musica, non solo tedesco; Evelin Herlitzius, che sbalza un Ortruda di impressionante carattere e tempra vocale; infine Renè Pape, che oggi non ha confronti nel ruolo di Wotan, è un Re lussuoso.
Non possiamo dimenticare l’Elsa della prima, la berlinese Annette Dasch, che con sola mezza giornata di prove, si cala nella parte dell’eroina wagneriana con perfetta aderenza al disegno musicale di Barenboim  e alle indicazioni di regia di Claus Guth.


 
(Note a cura di Carlo Schiavoni) 

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