All’inizio
degli anni’80, i primi tre quattro anni di quel decennio, stavo a
Parigi in rue Cambon,
una delle vie più esclusive della città, non è cambiato
proprio nulla da allora: al n.12 lì, il tempo si è fermato. Un luogo per questa
straordinaria città che è un
giardino segreto, la Maison Chanel, è l’anima di rue Cambon.
Questa via
si trova
dietro al Ritz, è parallela di place Vendome, va a finire in
Faubourg St. Honorè e
da qui arriva fino a rue de Rivoli; una via centralissima, dunque,
poco o per niente cambiata,
sempre con il bar e i negozi di bijoux antichi. Girando a destra si
trova Hermes,
in questa via gioiello ci si imbatte anche in una delle librerie più
storiche della
città e nella pasticceria
Angelina; è un quartiere frequentato da parigini.
E’ perfetto
il parallelo con via Spiga com’era negli anni ’80, ma rue Cambon non per nulla è cambiata da
allora, via Spiga sì.
Parlando
di moda oggi direi che non è priva di sogni. Ha subito una
trasformazione, è
democratica; il settore è per tutti, un tempo era per pochi... una
volta faceva sognare pochi oggi sognano
tutti. E’ positivo: non solo la Maison Dior, ma anche H&M, per un
pubblico globale e per tutte le tasche.
Radicalmente
cambiato è il fasto che si respirava
negli anni 80’ rispetto
ad oggi. Le maison cresciute in quel decennio e anche negli anni ‘90 hanno però mantenuto
una loro grandiosità.
C’era uno sviluppo inarrestabile
dove la rappresentanza e i successi economici
erano entusiasmanti, per citare un esempio: le sedi e gli uffici
collocati nei posti
più belli del mondo, le modelle più belle e più pagate
dell’universo. Uno stereotipo
che attualmente non resiste più, nessuno potrà iniziare oggi e
diventare il signor
Armani perchè il mondo è cambiato, ha degli altri problemi, degli
altri occhi.
Anche
noi, io e la mia socia e amica Mary Heidrich, con
le nostre scarpe
dal marchio Heidrich Guabello non credo avremo mai una maison come Hermes,
ma ci confrontiamo con l’idea di sviluppare una società
nata negli anni 2000 e
sarà preponderante l’aspetto di un prodotto italiano a chilometro
zero. Il lato di uno show
off, caratteristico degli anni ‘80 invece è finito, non
esiste
più. Oggi,
partendo da
zero, non si può più replicare, architettare un universo nella moda
come gli anni ’80. Il mondo è cambiato, tutti siamo più
interconnessi, le sfide hanno nuovi obiettivi, non
i parametri di quel scintillante decennio assolutamente magico.
Le
nostre scarpe di manifattura italiana al 100%, sono interamente
prodotte qui, si possono
realizzare grazie ad un’eccellenza tutta italiana.
Gli artigiani, di livello altissimo
e tutti i designer che hanno successo nelle calzature producono in
Italia.
Grande
successo che ci auguriamo anche noi. Il nostro prodotto non sarebbe potuto nascere
in un altro paese, vista la nostra tradizione manifatturiera. La
nostra linea di scarpe
su misura nasce dall’idea di un prodotto che duri nel tempo, non è
un articolo esasperato
dalla tendenza del momento, ma un accessorio nato per essere
conservato nel
proprio armadio: altissima qualità e tecnicismo uniti a sfumature
dei colori ed abbinamenti
di vari materiali.
Quando
s’indossa un
paio di Heidrich Guabello, ci si sente bellissime ed elegantissime,
come quelle modelle
degli anni ’80, le top e
solo loro, rimaste nella memoria
di tanti ancora oggi come Claudia Shiffer, Naomi Cambpell e Linda Evangelista,
tra le altre.
Anni
’80, anni di grande musica. The
Boss, Bruce Springsteen,
non l’ho visto perché sono
nata e all’epoca
vivevo ancora
a Biella, non avevo il permesso dai miei genitori di
andare ai concerti rock.
La soddisfazione più grande, però, l’ho avuta
incontrando Bob Marley
all’aereoporto di Linate. Io stavo partendo per l’Inghilterra
proprio il giorno dopo
il suo concerto a S. Siro e gli parlai raccontandogli spiritosamente
che i miei genitori
non mi avevano lasciato andare al suo mega concerto! Ma il ricordo
musicale anni
’80 più particolare fu l’incontro
in Inghilterra, in una mia vacanza studio, con Mark
Knopfler, leader dei Dire Straits. Suonavano in un pub, ci siamo
conosciuti e abbiamo
bevuto una birra insieme, fu una grande emozione! Studiavo a Cambridge.
Come
musica italiana amo Fabrizio De Andrè.
Se
devo pensare ai miti degli anni ’80 e ai miti di oggi direi che i
parametri sono rimasti
gli
stessi. Oggi ci sono Beatrice Borromeo e l’inglese Zac Goldsmith appassionato
di ecologia, poi tra i maggiori di età ma sempre giovanili Giulia
Puri e Gildo
Zegna. Eleganti e semplici, naturalmente dei personaggi.
Ricordo
anche la mia maturità liceale. In particolare la telefonata con Miki
Solbiati
per
un probabile ma in realtà improbabile titolo dei temi nell’asse da
Biella a Milano…
a
questo proposito ho visto il film Notte prima degli esami e mi è
piaciuto.
Come
pure mi piaceva all’epoca Quelli
della notte, programma TV di Renzo Arbore.
Mi
sono chiesta se per capi di abbigliamento e accessori è cambiato
qualcosa da allora.
Per me quello che è cambiato è che io non riuscivo più a comprare
le scarpe: non
le trovavo di mio gusto perché esasperate, cippettone e volgari,
volevo riuscire a fare
qualcosa che mi piacesse e di grande qualità, che durasse nel tempo,
contro il mordi
e fuggi dei nostri tempi del tutto e subito, degli accessori che
l’anno dopo butti via e ricominci
da capo.
La scarpa è una delle passioni dilaganti fra tutte le
donne, si dice: “Muoio
per un paio di scarpe non per un paio di pantaloni”,
la scarpa come oggetto di culto
da sempre e per sempre, fa impazzire uomini e donne e anche per
questi motivi è
nato il marchio Heidrich Guabello.
Io
sono
un’appassionata di scarpe da molto prima degli anni ’80, parlando
di quegli anni
in fondo indimenticabili, già allora sceglievo per me delle
calzature dai colori e dalle
forme inedite… metto un’antica passione nel mio lavoro!
Aggiungerei
che all’epoca c’era
più rispetto e meno confusione di professioni.
Un’attrice
faceva l’attrice punto. E’ nato negli anni ’80,
però, il discorso delle licenze nei
vari settori merceologici, come occhiali, profumi, scarpe e borse
sempre però finalizzati
allo sviluppo di una griffe. La mia socia Mary Heidrich ed io veniamo entrambe
dalla moda e cerchiamo di rispettare al massimo il cliente
consumatore.
Tribù
vestite tutte allo stesso modo sono sempre esistite, parliamo di
corsi e ricorsi, negli
anni 80’ c’erano i leggins poi scomparsi
ora i pants a calzamaglia sono tornati di
moda per le ragazzine.
Purtroppo
si va verso un’omologazione di massa. Spero
invece di sbagliarmi e che lo stile
di Vittorio Solbiati, purtroppo scomparso, "in
lino quasi tutto l’anno", prenda
il sopravvento
ma, in realtà, so benissimo di essere in controtendenza.
Vorrei
chiudere l’intervista con il cinema e il teatro. Ricordo i film
Barry
Lyndon di Stanley
Kubrick (anche se è del 1975 io lo vidi solo negli
anni ‘80) e Scarface
con Al
Pacino, di Brian de Palma, del 1983.
Trovo
invece che Aspettando Godot di Samuel Beckett, capolavoro assoluto
del teatro
dell’assurdo sia una
pièce indimenticabile. Io la vidi a
Torino negli anni ’80.
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