mercoledì 2 gennaio 2013

Anteprima del romanzo "Andrea negli anni '80" INTERVISTA A CAROLINA GUABELLO




L'intervista di oggi, tratta dal libro di Miki Solbiati e Duccio Locati "Andrea negli anni '80" è rivolta a Carolina Guabello. Designer e imprenditrice, ha creato insieme alla socia Mary Heidrich il marchio HeidrichGuabello che propone calzature di tendenza e di altissima qualità, 100% Made in Italy.






All’inizio degli anni’80, i primi tre quattro anni di quel decennio, stavo a Parigi in rue Cambon, una delle vie più esclusive della città, non è cambiato proprio nulla da allora: al n.12 lì, il tempo si è fermato. Un luogo per questa straordinaria città che è un giardino segreto, la Maison Chanel, è l’anima di rue Cambon. 
Questa via si trova dietro al Ritz, è parallela di place Vendome, va a finire in Faubourg St. Honorè e da qui arriva fino a rue de Rivoli; una via centralissima, dunque, poco o per niente cambiata, sempre con il bar e i negozi di bijoux antichi. Girando a destra si trova Hermes, in questa via gioiello ci si imbatte anche in una delle librerie più storiche della città e nella pasticceria Angelina; è un quartiere frequentato da parigini.
E’ perfetto il parallelo con via Spiga com’era negli anni ’80, ma rue Cambon non per nulla è cambiata da allora, via Spiga sì.
Parlando di moda oggi direi che non è priva di sogni. Ha subito una trasformazione, è
democratica; il settore è per tutti, un tempo era per pochi... una volta faceva sognare pochi oggi sognano tutti. E’ positivo: non solo la Maison Dior, ma anche H&M, per un pubblico globale e per tutte le tasche.
Radicalmente cambiato è il fasto che si respirava negli anni 80’ rispetto ad oggi. Le maison cresciute in quel decennio e anche negli anni ‘90 hanno però mantenuto una loro grandiosità. C’era uno sviluppo inarrestabile dove la rappresentanza e i successi economici erano entusiasmanti, per citare un esempio: le sedi e gli uffici collocati nei posti più belli del mondo, le modelle più belle e più pagate dell’universo. Unstereotipo che attualmente non resiste più, nessuno potrà iniziare oggi e diventare il signor Armani perchè il mondo è cambiato, ha degli altri problemi, degli altri occhi.
Anche noi, io e la mia socia e amica Mary Heidrich, con le nostre scarpe dal marchio Heidrich Guabello non credo avremo mai una maison come Hermes, ma ci confrontiamo con l’idea di sviluppare una società nata negli anni 2000 e sarà preponderante l’aspetto di un prodotto italiano a chilometro zero. Il lato di uno show off, caratteristico degli anni ‘80 invece è finito, non
esiste più. Oggi, partendo da zero, non si può più replicare, architettare un universo nella moda
come gli anni ’80. Il mondo è cambiato, tutti siamo più interconnessi, le sfide hanno nuovi obiettivi, non i parametri di quel scintillante decennio assolutamente magico.
Le nostre scarpe di manifattura italiana al 100%, sono interamente prodotte qui, si possono realizzare grazie ad un’eccellenza tutta italiana. Gli artigiani, di livello altissimo e tutti i designer che hanno successo nelle calzature producono in Italia.
Grande successo che ci auguriamo anche noi. Il nostro prodotto non sarebbe potuto nascere in un altro paese, vista la nostra tradizione manifatturiera. La nostra linea di scarpe su misura nasce dall’idea di un prodotto che duri nel tempo, non è un articolo esasperato dalla tendenza del momento, ma un accessorio nato per essere conservato nel proprio armadio: altissima qualità e tecnicismo uniti a sfumature dei colori ed abbinamenti di vari materiali.
Quando s’indossa un paio di Heidrich Guabello, ci si sente bellissime ed elegantissime, come quelle modelle degli anni ’80, le top e solo loro, rimaste nella memoria di tanti ancora oggi come Claudia Shiffer, Naomi Cambpell e Linda Evangelista, tra le altre.
Anni ’80, anni di grande musica. The Boss, Bruce Springsteen, non l’ho visto perché sono nata e all’epoca vivevo ancora a Biella, non avevo il permesso dai miei genitori di andare ai concerti rock.
La soddisfazione più grande, però, l’ho avuta incontrando Bob Marley all’aereoporto di Linate. Io stavo partendo per l’Inghilterra proprio il giorno dopo il suo concerto a S. Siro e gli parlai raccontandogli spiritosamente che i miei genitori non mi avevano lasciato andare al suo mega concerto! Ma il ricordo musicale anni ’80 più particolare fu l’incontro in Inghilterra, in una mia vacanza studio, con Mark Knopfler, leader dei Dire Straits. Suonavano in un pub, ci siamo conosciuti e abbiamo bevuto una birra insieme, fu una grande emozione! Studiavo a Cambridge.
Come musica italiana amo Fabrizio De Andrè.
Se devo pensare ai miti degli anni ’80 e ai miti di oggi direi che i parametri sono rimasti gli stessi. Oggi ci sono Beatrice Borromeo e l’inglese Zac Goldsmith appassionato di ecologia, poi tra i maggiori di età ma sempre giovanili Giulia Puri e Gildo Zegna. Eleganti e semplici, naturalmente dei personaggi.
Ricordo anche la mia maturità liceale. In particolare la telefonata con Miki Solbiati
per un probabile ma in realtà improbabile titolo dei temi nell’asse da Biella Milano… a questo proposito ho visto il film Notte prima degli esami e mi è piaciuto.
Come pure mi piaceva all’epoca Quelli della notte, programma TV di Renzo Arbore.
Mi sono chiesta se per capi di abbigliamento e accessori è cambiato qualcosa da allora. Per me quello che è cambiato è che io non riuscivo più a comprare le scarpe: non le trovavo di mio gusto perché esasperate, cippettone e volgari, volevo riuscire a fare qualcosa che mi piacesse e di grande qualità, che durasse nel tempo, contro il mordi e fuggi dei nostri tempi del tutto e subito, degli accessori che l’anno dopo butti via e ricominci da capo.
La scarpa è una delle passioni dilaganti fra tutte le donne, si dice: “Muoio per un paio di scarpe non per un paio di pantaloni”, la scarpa come oggetto di culto da sempre e per sempre, fa impazzire uomini e donne e anche per questi motivi è nato il marchio Heidrich Guabello.
Io sono un’appassionata di scarpe da molto prima degli anni ’80, parlando di quegli anni in fondo indimenticabili, già allora sceglievo per me delle calzature dai colori e dalle forme inedite… metto un’antica passione nel mio lavoro!
Aggiungerei che all’epoca c’era più rispetto e meno confusione di professioni.
Un’attrice faceva l’attrice punto. E’ nato negli anni ’80, però, il discorso delle licenze nei vari settori merceologici, come occhiali, profumi, scarpe e borse sempre però finalizzati allo sviluppo di una griffe. La mia socia Mary Heidrich ed io veniamo entrambe dalla moda e cerchiamo di rispettare al massimo il cliente consumatore.
Tribù vestite tutte allo stesso modo sono sempre esistite, parliamo di corsi e ricorsi, negli anni 80’ c’erano i leggins poi scomparsi ora i pants a calzamaglia sono tornati di moda per le ragazzine.
Purtroppo si va verso un’omologazione di massa. Spero invece di sbagliarmi e che lo stile di Vittorio Solbiati, purtroppo scomparso, "in lino quasi tutto l’anno", prenda il sopravvento ma, in realtà, so benissimo di essere in controtendenza.
Vorrei chiudere l’intervista con il cinema e il teatro. Ricordo i film Barry Lyndon di Stanley Kubrick (anche se è del 1975 io lo vidi solo negli anni ‘80) e Scarface con Al Pacino, di Brian de Palma, del 1983.
Trovo invece che Aspettando Godot di Samuel Beckett, capolavoro assoluto del teatro dell’assurdo sia una pièce indimenticabile. Io la vidi a Torino negli anni ’80.



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