Angelo Bucarelli in un' illustrazione di Stefano Delli Veneri
per il libro "Andrea negli anni '80"
Questa e altre interviste sono un’anteprima del romanzo “Andrea negli anni ’80” di Miki Solbiati e Duccio Locati, in cerca di editore.
Oggi parla il
critico d’arte Angelo Bucarelli, che racconta gli anni ’80 attraverso la sua
esperienza e i suoi ricordi.
Ho passato l’infanzia
a Roma, a Milano arrivai dai diciotto anni in su, in via Guastalla.
A Roma il traffico è
enormemente cresciuto ad esempio nel quartiere Prati, scuole come il Mameli o
il Parioli sono sempre più vivaci rispetto a quando c’era mia nonna.
Non sono cambiati il
Pigneto e il Casilino, S. Lorenzo è invece molto cambiato.
Trastevere ha la sua
allegria popolare, i drogati di allora si mischiavano ad un quartiere artigianale,
puoi pensare ad una società variopinta con stranieri e mondo del cinema, oggi è
anche un quartiere residenziale, il centro in compenso si è svuotato.
Le residenze di lusso
anni ’80 erano il Nomentano e il Salario Trieste. A Prati si estendeva invece
una schiera di uffici come oggi accade anche in via Spiga. Negli anni ’80
ovunque si camminava di più: d’inverno con cappotti di lana pesante, oggi si va
moltissimo in giro in motorino, attualmente con il ciclomotore raggiungo tutta
Roma, anche se i periferici invadono piazza Navona. Direi che dagli anni ’90
stiamo andando verso una città trasparente.
Andiamo verso un mondo
globale, anche la moda si affida alla maturità del compratore, un tempo ci si
conosceva personalmente con molti grandi stilisti: conoscevo Ferrè, Gianni Versace,
la Girombelli.
Ricordo una strepitosa Naomi Campbell che sfilava adolescente
a Parigi per Tarlazzi, non dimentichiamo che erano gli anni dell’edonismo
reganiano, infatti con poco più di 300mila lire si poteva andare a New York:
tutti potevano andare ovunque.
Dal ’79 in poi ricordo
il Club ’54, la copertina di Armani su Time… Armani era Creso, Krizia l’intellettuale.
Si andava a spasso in Daimler, impazzavano le giacche di Versace Miami Vice, le
spallone evidenziate… lui era unico: il più audace, aggressivo, volgare nel
senso buono del termine. Versace interpretava lo stile body guard, vestiva i
tipi moderni, i machi proprio alla Miami Vice. Ricordo pure, su tutti Grace
Jones, poi i banchetti con Andy Warhol. In realtà sono indenne alla
music-mania, semplicemente rivivo atmosfere di allora, diciamo che ero dentro
la musica ma non troppo. Penso che i Rolling Stones, durati ben oltre gli anni
Ottanta, siano più sofisticati dei Beatles, ricordo la magica atmosfera dei
concerti di Cat Stevens e di Joe Cocker.
Ero allora più
interessato al teatro off dell’82, ero amico di Ornella Vanoni…il clima era
quello.
La mia famiglia è
borghese, per me c’era Capri negli anni ’60, gli albori della Sardegna del ‘60/’70,
mi sentivo sempre al posto giusto al momento giusto…oggi prediligo posti come
Capocaccia e Alghero, cerco più ingenuità anche nelle cose glamour.
Parlando di cinema,
trovo che il film Notte prima degli esami sia grazioso, per quanto mi riguarda,
a scuola, ero un gran somaro! Per me tutte le sere erano notti prima degli
esami.
Non ho avuto la TV
fino a sedici anni ma ricordo lo sceneggiato La Cittadella con Annamaria
Guarnieri e Alberto Lupo, in quanto a spot, come dimenticare la brillantina Linetti
e le puntate del tenente Sheridan?!
Naturalmente vedevo molto
cinema d’essai, Orson Welles con il Quarto uomo, poi l’ultimo spettacolo di
Bogdanovich…sempre tanto cinema ma da solo, come i veri intenditori. Seguivo
con interesse anche il teatro. Erano gli anni dell’impero di Ronconi, poi
ricordo un primissimo Martone, Peter Brook, Bob Wilson, era quasi tutto
minimalis.
Tornando alla moda,
direi che a quell’epoca aveva regole tassative, oggi no; sono tutti omologati,
impera lo status symbol del griffato o sottogriffato, in realtà è un modo più
subdolo di parlare di moda. Inoltre, sono più ingenui rispetto agli anni’80 e
imperano gli obblighi della cosiddetta
etica-mercato, oggi è
infatti vincente un confuso arrembaggio, il bipolarismo effervescente è all’ordine
del giorno, ma c’è anche tanto nichilismo e cinismo nel market. Il cliente è
come in un frullatore perenne, la pressione del globale è mostruosa, dobbiamo
trovare un modo per conviverci, ma è quasi impossibile.
Stiamo osservando la
crisi in attesa di una rivoluzione, poi ci sarà una coesione e ritorneremo a
forme di autenticità. Come in ogni situazione, io penso che soltanto la fatica
ti porterà ad essere migliore. Ci vuole un mercato più sano che veda ad esempio
l’inutilità della guerra e prenda in considerazione seriamente la solidarietà
umana, la crescita e anche l’educazione che è fondamentale ed è ormai quasi del
tutto sparita.
Infine, se dovessi
indicare un artista contemporaneo anni ’80 e uno del 2012 direi
“Oggi io: Angelo
Bucarelli, negli anni ’80 il fenomeno Warhol, il personaggio, molto
oltre all’ossessione
della riproducibilità dei suoi quadri.”
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