venerdì 30 novembre 2012

Storie Reali presenta: “ADVENTURES” INTERVISTA AD ALESSANDRO MORO

RIVOLUZIONE ED EVOLUZIONE DEL GREMBIULE DI SCUOLA




Quando tre amici decidono di lasciarsi un certo ambito professionale alle spalle, il coraggio del cambiamento e l’intuizione imprenditoriale vengono di solito premiati. Alessandro Moro, ha già un’esperienza precedente nell’abbigliamento, il suoi soci Paolo Restelli e Dado Schapira, provengono da un contesto diverso ma quando stabiliscono di lavorare insieme, fondano “Adventures”,
specializzata nella produzione e distribuzione delle uniformi e divise scolastiche per le scuole e gli Istituti Privati Internazionali.
Lo scrittore e poeta Gianni Rodari, ha descritto la vita adulta come “una scuola senza il grembiule e il banco”. L’esperienza scolastica, il luogo, i rituali attribuiti ad essa, influiscono moltissimo sulla nostra personalità e crescita e a livello generale, hanno un impatto notevole sul mutamento della società italiana.
La nascita di “Adventures”, coincide con l’abbandono del grembiule e il ritorno parziale della divisa.
In certi paesi, soprattutto in quelli Britannici, l’uniforme scolastica con gli stemmi e con i differenti colori, sono parte integrante della loro tradizione ed identità socio-culturale, in Italia è un fenomeno inedito, legato anche all’evoluzione del grembiule tradizionale. Tutti noi ricordiamo, nelle foto di classe o di fronte alla cartina geografica seduti nel banco, il vecchio e classico grembiule, bianco per le femmine, nero per i maschi, decorato dal colletto bianco e il fiocco colorato. Anche nelle scuole Superiori era imposto, prima del 68’, quando il suo utilizzo obbligatorio, è stato fortemente contestato anche a causa delle reminiscenze fasciste.
In tutti questi anni, al contrario, assistiamo alla diffusione, non solo nelle scuole private ma anche in quelle pubbliche, della divisa, che sostituisce i vestiti e quindi viene apprezzata dalla scuola, come simbolo di riconoscimento e appartenenza ma anche dai genitori, per la praticità e dagli psicologi per l’annullamento di condizionamenti legati alla moda e di connotazione sociale.
In un periodo di grande crisi nel settore dei tessuti e dell’abbigliamento, da parte di chi lavora in “Adventures”, aver focalizzato delle precise esigenze e aver saputo soddisfare delle richieste così specifiche, è stato un grande risultato, non solo dal punto di vista economico.

Quando avete iniziato questa avventura, eravate consapevoli del cambiamento nella storia del costume del grembiule ovunque ma in speciale modo anche in Italia? La domanda è sempre in aumento o anche voi subite l’impatto della crisi economica e la diminuzione delle iscrizioni in Istituti più esclusivi?

Certamente eravamo consci di questo cambiamento in atto: la tendenza in crescita ad eliminare, attraverso la divisa, i condizionamenti sociali.
Nel nostro ambito, nonostante il periodo critico che si sta attraversando, la richiesta è in aumento, con la differenza sostanziale che determinati istituti sono già storicamente abituati alla divisa, altri con rette più basse (ad esempio alcuni di quelli religiosi) sono costretti a dei budget inferiori e ad accettare dei rinnovamenti d’immagine.

Giustamente, ci tenete ha sottolineare che i vostri tessuti e la lavorazione delle uniformi, distribuite da “Adventures”, sono effettuate in Italia e in Europa, tenendo conto della qualità e della perfezione nella lavorazione. Questo giustifica in parte anche il costo non bassissimo di alcuni articoli. Tutti oggi producono e realizzano in Corea o in Cina. Conservare un livello alto, sia per il design che per le materie prime, deve essere un obbiettivo imprescindibile perché alla lunga è un investimento non solo d’immagine ma soprattutto una garanzia di eleganza e qualità. Questa scelta è stata pesante all’inizio da far comprendere?

No, anche perché comperando direttamente nel nostro showroom di via Paleocapa, 4 a Milano, il prezzo di una polo, per esempio, è comunque inferiore rispetto ad una equivalente comperata in negozio.
Riusciamo quindi ad offrire prodotti di alta qualità ad un prezzo concorrenziale.

La divisa, anche solo parziale, maglietta e felpa, è soprattutto pratica, perché elimina il rituale della scelta dei vestiti al mattino per il bambino, che deve andare a scuola. Il bambino accetta subito questa imposizione stilistica o invidia i suoi coetanei e amici vestiti in borghese?

Fino a dodici anni non ci sono problemi, per i teen agers invece, ci sono ovviamente dei condizionamenti dettati dall’ emulazione e dal desiderio legittimo di appartenenza ad un gruppo di amici o ad una moda.
Ma, anche in questo caso, si è assistito ad un graduale cambiamento determinato anche dal fatto che, per gli eventi sportivi (come succede negli Stati Uniti) la tuta della scuola è indossata con grande fierezza ed orgoglio anche fuori dal contesto scolastico.

Negli Stati Uniti e in Inghilterra, ad esempio le Università di Oxford e Cambridge, sono orgogliosi delle loro divise, con i colori e gli stemmi che li distinguono da tutti gli altri. La divisa diventa un forte messaggio e codice simbolico. In questo periodo di crisi d’identità e perdita degli obbiettivi comuni nei giovani, pensate che anche in Italia, con le dovute differenze, possano esserci dei meccanismi psicologici simili?

Sicuramente anche in Italia, in un periodo di crisi di valori, sia nella società che nelle famiglie, si inizia a sentire maggiormente l’esigenza di affidarsi alla scuola e sottolineare l’appartenenza ad un preciso Istituto.
Frequentare una scuola piuttosto che un’altra, non è più un rituale imposto e privo di significato personale, ma un consolidamento dell’identità dello studente.

Tu ti occupi anche del design dei prodotti. Esiste un margine di creatività nella scelta delle forme e dei colori e nella grafica o sei totalmente vincolato dalle richieste delle scuola? Recentemente anche un Istituto di Isernia vi ha contattati. Anche nel Sud, la divisa scolastica ritorna?

Proprio dal Sud riceviamo le richieste che lasciano più spazio alla creatività e all’innovazione, in quanto non esiste una tradizione consolidata dell’uso della divisa scolastica.
Questa libertà dai vincoli porta ad un miglioramento ed a un rinnovamento generale nella nostra produzione.

Nel 2008, l’allora ministro della pubblica istruzione, aveva proposto la reintroduzione del grembiule obbligatorio nelle scuole pubbliche, provocando un ampio dibattito nella stampa. Ricollegandosi alla vostra esperienza, sembra che ogni Istituto voglia avere la possibilità e la libertà di scegliere in modo autonomo, senza subire delle imposizioni dal Ministero. Siete d’accordo?

Penso che la crisi dello Stato Italiano sia determinata anche dal fatto di aver trascurato un aspetto così fondamentale come quello dell’ istruzione, determinante sia per la formazione delle generazioni future, che per un miglioramento della società civile.
Le scuole sentendosi abbandonate dalle Istituzioni si orientano verso un’autonomia anche nel campo delle divise, che devono essere personalizzate e rappresentative dell’identità del singolo Istituto.



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