venerdì 16 novembre 2012

Il Grande Cinema - Per cominciare, un film da NON vedere

Eccomi dunque alla mia prima recensione.
Per svariati minuti mi sono domandata quale film scegliere. Ultimamente ne ho visti diversi che mi sono piaciuti.
Poi però mi son detta: NO. Non puoi. Si tratterebbe di omissione di soccorso.
Quindi ho deciso di cominciare dal più solenne pacco cinematografico da me preso negli ultimi anni. Così, forse, riuscirò a salvare qualcuno di voi dallo stesso destino.
È andata così: la mia amica Cinzia e io decidiamo, una sera, di andare al cinema. Breve consulto e poi, come un sol uomo, scegliamo.
C’era una volta in Anatolia.

Calma. Aspettate, prima di ridacchiare sotto i baffi e uscirvene con frasi tipo, beh, vabbè, ve la siete voluta, o roba simile.
Gli indizi erano a favore.
Indizio uno: lo davano al Centrale, cinema milanese “di nicchia”, in cui di solito la programmazione è piuttosto buona.
Indizio due: aveva cinque stellette su tutti i giornali possibili. (N.B. Ho capito troppo tardi che questo è un indizio a doppio taglio: molte stellette = bel film. Moltissime stellette = mattone.)
Indizio tre: film turco, come turco era il piacevolissimo Almanya dell’anno scorso.
Come diceva non so chi, tre indizi fanno una prova, o almeno così credevamo. E quindi, ci siamo scaraventate all’ultimo spettacolo (pure!).
Non potete avere un’idea.
Già dai titoli di testa, si capiva che non era cosa. Una scena interminabile quanto insulsa, con tre tizi che chiacchierano (ma senza audio) in una specie di garage. Dopo alcuni eterni minuti - otto, tipo - uno di loro esce, a luuunghi e  leeenti passi si avvicina a un pulciosissimo cane randagio che razzola lì davanti, e gli dà da bere dell’acqua in una ciotola.
Stacco. Titoli di testa.
Come dire che quello era il prologo. E poi è iniziato il film.
Allora, in sostanza, il film, in 135 minuti abbondanti, racconta quanto segue: ci sono due fratelli, arrestati con l’accusa di omicidio. Per tutta una notte, se ne vanno in giro per l’Anatolia – appunto – accompagnati da una compagine di cui tra un attimo vi dico, alla ricerca del luogo ove si suppone abbiano sepolto il cadavere. Uno dei due fratelli, che ha un evidente ritardo mentale, passa per essere solo il complice, ma già al quarto minuto di film tu capisci benissimo che, in realtà, ad ammazzare materialmente il tizio è stato lui, mentre l’altro fratello – che nell’economia della vicenda dovrebbe essere quello figo – lo sta coprendo, prendendosi lui l’accusa di omicidio vera e propria, perché ha promesso alla madre, illo tempore, che si sarebbe preso cura del fratello negli anni a venire.
La compagine che li accompagna include: il capo della polizia, il procuratore e il medico legale. Più alcuni poliziotti di contorno.
Allora, vi dicevo, l’assassino vero è palesemente il fratello “non-figo”. Questo comporta che, ovviamente, il fratello figo non abbia idea di dove sia stato sepolto il cadavere (l’ha sepolto l’altro), ma il capo della polizia, più tardo lui del fratello, insiste nel chiederlo a lui. E così se ne va un’ora e venti di film. Giuro.
Questi guidano a trenta all’ora per le strade dell’Anatolia, e tu sei lì che dici, bisogna che mi ricordi di non andarci MAI! Praticamente una steppa.
Ogni venti-venticinque minuti circa fanno una pausa, in un posto dove si pensa che stia questo accidente di cadavere (che già al secondo tentativo ti viene da dire, ma perché non lo lasciate lì??!! Tanto, ormai, morto è morto!).
Ma loro, niente. fermano tutte le macchine, il capo della polizia isterico coordina gli scavi, il medico legale fuma come un turco (cosa che peraltro è, a ben pensarci), e il procuratore sta lì col medico e lo tedia a morte – tediando a morte, en passant, anche lo spettatore – con una storia noiosissima di quelle che iniziano “la moglie di un mio amico…” e anche lì, dopo un secondo, capisci perfettamente che la moglie è la sua.
Tutto ciò per un buon quarto d’ora, finché il fratello non-figo improvvisamente scuote la testa, tira per la manica il fratello figo, gli fa segno di no con il capoccione (ma apparentemente lo vedono solo gli spettatori, nessun poliziotto lo nota, mai), al che il fratello figo va dal capo della polizia, gli dice qualcosa tipo mi-sono-sbagliato-il-cadavere-non-è-qui, quello gli fa una scenata e tutti ripartono. E avanti così.
Al terzo scavo, io mi son detta, adesso basta, ce ne andiamo. Mi volto verso Cinzia... Ma cosa volete, dormiva così bene, non me la son sentita di svegliarla!
Morale, alla fine trovano il maledetto cadavere (che si rivela essere il tizio che nel prologo dava da bere al cane). Lo tirano fuori e vedono che è incaprettato – credo si dica così. Anche lì, TU capisci immediatamente che è stato sepolto vivo (perché mai sbattersi a incaprettare un morto?). Loro, però, no.
In tutto ciò, il procuratore, facendogliela cadere dall’ALTISSIMO, rivela al medico legale che in effetti la moglie di cui ha parlato per due ore di film era la sua. Capirai.
Scena finale: autopsia, eseguita dal necroforo (nuovo personaggio!) in presenza del medico legale. Fortunatamente, lo spettatore è esonerato dalla vista, ma – dettaglio importante – non dall’audio, che anche da solo è piuttosto raccapricciante.
Tagliuzza che ti tagliuzzo, appoggia un cuore di qua, un cervello di là, a un certo punto il necroforo si accorge, e fa notare al medico legale, che il tizio ha della terra nei polmoni (e per forza che ce l’ha. Come glielo dovevamo dire che è stato sepolto vivo?). Tragedione! Se sul rapporto si scrive così, il fratello figo oltre che assassino mi diventa un torturatore ed è spacciato. Ma il medico legale nel frattempo ha capito che l’assassino non è lui, e quindi detta un rapporto falso, che dice che nei polmoni non c’è niente, eccetera.
Titoli di coda.
Che altro vi posso dire. Si sono accese le luci, e noialtri spettatori ci siamo guardati l’un l’altro. Mai vista gente così provata.
A chiunque leggerà questo post, voglio dire due cose finali.
Uno: NON cascateci. A nessun costo. Per nessun motivo. Anche se, per dire, la persona che state corteggiando da mesi ve lo propone per domani sera, rispondete NO. Non è la persona giusta per voi. Meglio accorgersene subito!
Due: se avete tempo e voglia, mi cercate una recensione “vera” di questo film e me la mandate? Ci terrei davvero a capire cosa diavolo ci hanno trovato.
Alla prossima!

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